Lunedì 19 agosto 2002. Bologna-Strasburgo, km. 685

"Ci aspetta un lungo viaggio e dobbiamo correre. Il programma del tour é molto fitto. Non é colpa mia, é peggio per voi che avete scelto un simile viaggio!" Ecco quali sono state le parole di benvenuto all'imbarco a Milano sull'Amsterdam express della Boscolo Tours.

Questo viaggio non lo volevo fare! Partire ad agosto quando si ha una casa in montagna, una al mare e la barca ormeggiata in porto é un controsenso.

"Facciamo un viaggio in pullman, tanto per cambiare. Staremo via solo pochi giorni per festeggiare il nostro anniversario di nozze", propone Bianca Pezzini che, con suo marito Adriano ha la casa che confina con la nostra in montagna, "c'é un giro della foresta nera di soli quattro giorni".

Prenotiamo, ci facciamo riservare i posti nelle prime file del pullman ed aspettiamo fiduciosi.

"Il viaggio é stato annullato perché non é stato raggiunto il numero minimo dei partecipanti", ci avverte venti giorni fa l'agenzia. Cerchiamo un'alternativa ma non é facile: questo l'abbiamo già fatto, quest'altro é troppo lungo... Questo va bene. "Ci sono posti solo nell'ultima fila." Purtroppo prenotando tardi non si può avere di meglio. Ne cerchiamo un altro. Quello che ha i posti più avanzati, in decima fila, é il viaggio che sta partendo. La Boscolo assegna la collocazione di ognuno in base alla data di prenotazione. Quindi se avessimo voluto una delle prime file avremmo probabilmente dovuto deciderci almeno un anno prima.

Siamo partiti alle 7,30 da Bologna con la navetta diretta al raduno di Milano, a Como ci fermiamo per recuperare le ultime tre persone.

Teresa, la nostra accompagnatrice, ci avverte che siamo in 49 e non c'é un posto libero. E' la prima volta che affrontiamo un viaggio così lungo in pullman. C'é chi preferisce utilizzare questo mezzo per la paura di volare o per rendersi meglio conto della distanza dei luoghi visitati. Il guardare fuori del finestrino man mano che si avanza fa parte del programma ed oggi avremo la possibilità di sbizzarrirci: l'arrivo a Strasburgo é previsto per le 19.

Passiamo Bellinzona diretti al San Gottardo e percorriamo la val Ticino. Il tempo é bello, qualche nuvola copre le cime più alte. La valle é stretta, con i fianchi ricoperti di boschi. Ogni tanto si apre un varco con un vigneto al suo interno ed a fianco piccole case, su terrapieni strappati alla ripida costa.

Alle ore 13 pranzo libero all'area di servizio Gottardo sud. La libertà consiste nel fare o non fare il pasto perché c'é un unico self-service pulitissimo, poco affollato e molto caro. Per fortuna Betta, mia moglie, é stata previdente ed ha preparato con gli ultimi resti delle provviste della montagna dei panini che diventano molto appetitosi.

Alle 14 ci rimettiamo in viaggio ed attraversiamo il traforo del san Gottardo, un tunnel a due corsie opposte di marcia, lungo più di dieci chilometri. Teresa, per rompere la monotonia del panorama in galleria, legge gli oroscopi per la settimana di tutti i segni zodiacali. All'uscita del tunnel riappare il sole mentre all'imbocco abbiamo lasciato un temporale estivo. L'oh che si leva dal pullman saluta sia il riapparire del sole sia il termine del pericoloso budello.

Cominciamo a scendere verso la valle, verdissima. Anche le antenne dei telefoni cellulari ed i tralicci degli elettrodotti sono dipinti di verde.

Passiamo il lago dei quattro cantoni, grande, pieno di barche e contornato di case, alle 16 attraversiamo Basilea.

Il pullman ha un impianto di condizionamento concepito in modo tale che nelle poltrone poste verso il fondo vicino ai finestrini soffia un'aria gelida. Non c'é modo di ripararsi e gli occupanti di due dei quattro posti che ci hanno assegnato sono costretti a coprire la parte esposta del corpo con maglioni e giacche a vento. Protestiamo, per alcuni minuti si sta meglio, poi il flusso dell'aria ed il congelamento riprendono.

Ci fermiamo per una sosta in una piccola area di servizio con un minuscolo bar che non contiene più di dieci persone. Deve trattarsi di una stazione di servizio riservata a minibus. Il cielo si é velato e l'afa é pesante. Il paesaggio é cambiato, la valle si é aperta e le coltivazioni di mais occupano la maggior parte del terreno agricolo.

Alle 18 arriviamo a Strasburgo. Fatta la distribuzione delle camere, l'appuntamento per la cena é fissato per le 20 nella hall. Finite le docce sono le 18,30. Più di un'ora di tempo da aspettare senza fare nulla é troppo lunga. Prendiamo un taxi che staziona davanti all'albergo e ci facciamo portare alla cattedrale, un magnifico edificio in stile gotico. Il centro della città occupa un'isola in mezzo ai canali del fiume Ill, le cui acque, poco lontano da qui, confluiscono nel Reno. Gironzoliamo per le strade del centro semideserte aiutandoci con una piantina che abbiamo preso in albergo. I tetti degli edifici più vecchi sono alti e spioventi con due o più serie di abbaini. Sono fatti così per la necessità di avere capienti granai al loro interno.

Quando manca un quarto d'ora all'appuntamento per la cena, cominciamo a cercare un nuovo taxi. Il parcheggio, che abbiamo notato quando siamo arrivati di fianco alla cattedrale, lo troviamo vuoto. Chiediamo ad un passante. Ci spiega che é difficile trovare un taxi e ci consiglia di spostarci in piazza Gutemberg dove c'é un parcheggio più frequentato. Troviamo un taxi ma chiuso e senza autista. Cerchiamo di chiamarne uno col telefono. Al bar dove ci rivolgiamo per farlo non sanno indicarci chi chiamare. Sembra che il servizio di radiotaxi non esista o sia sconosciuto. Siamo ormai in pazza da dieci minuti e niente. Non vogliamo arrivare in ritardo all'appuntamento per la cena proprio il primo giorno. Contattiamo l'albergo perché ne mandino uno. Dubitiamo che abbiano capito, poi finalmente spunta un'auto pubblica. Riusciamo a contenere il nostro ritardo in quindici minuti. Al nostro arrivo il parcheggio dell'albergo é pieno di taxi. A quest'ora tutti i conducenti sono concentrati sul percorso che porta dall'albergo in centro, tralasciando quello inverso. Siamo gli ultimi a sederci a tavola. Il gruppo occupa cinque tavoli rotondi e siamo i soli avventori del ristorante dell'albergo. La sala é quadrata e spoglia, ha il controsoffitto costellato di apparati luminosi e impianti aggiunti gli uni agli altri disordinatamente. Tutti insieme formano uno sgradevole mosaico.

L'acqua é già in tavola ed ordiniamo una bottiglia di pinot d'Alsazia. Il vino secco e profumato, servito ben freddo, risulta gradevole. Quiche lorraine con insalata, salmone ai ferri (gommoso) con uno sformato di riso e piselli (insipido), carote e fagiolini lessi. Per finire una monumentale mousse di cioccolata.

Alla fine del pasto Teresa dà appuntamento alle nove e dieci per la visita della città. Abbiamo solo cinque minuti per correre in camera e prepararci. Quando scendiamo scopriamo che la nostra accompagnatrice é partita con due minuti di anticipo. E' incominciato l'addestramento del gruppo. Vuole dimostrare a tutti le conseguenze anche solo di un breve ritardo: chi non é puntuale rimane in albergo! Questa sera se lo può permettere. Mi piacerebbe vedere cosa farà se qualcuno dovesse ritardare in occasione della partenza del pullman per un'altra destinazione, risolveremmo la mancanza di posti vuoti nel pullman, ma non credo che partirebbe.

Pazienza faremo il giro da soli. Con la corsa fatta in taxi abbiamo già preso un primo contatto con la città e contiamo di farcela ugualmente, ma quando ci muoviamo si aggrega a noi Silvano, il nostro autista, e così abbiamo una guida d'eccezione solo per poche persone.

Percorriamo la via della Pace su cui si affaccia la sinagoga ricostruita nel 1956 ed arriviamo in piazza della Repubblica, già denominata piazza Guglielmo perché costruita per l'imperatore Guglielmo II, con attorno la casa imperiale e gli edifici che ospitavano gli uffici pubblici, nel centro giardini ben curati con alberi esotici secolari. Una statua raffigura una madre con in braccio due figli morti, uno combattendo per la Francia l'altro per la Germania. Rappresenta il dramma dell'Alsazia che ha contemporaneamente cittadini di nazionalità diverse. Raggiungiamo il centro e la cattedrale giusto in tempo per assistere allo spettacolo di musica e luci, preparato ed offerto ogni giorno durante l'estate dalla municipalità e dalla compagnia elettrica, che illumina la facciata del duomo.

Al nostro rientro in albergo alle 11 siamo esausti e non facciamo fatica ad addormentarci.

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