Domenica 20 aprile 2003 Dopo una disastrosa colazione: manca il pane, nessuna traccia di brioches, il tavolo del buffet é in fondo alla sala disposto in modo da consentirne l'accesso solo seguendo un percorso obbligato. Alle 8,45 siamo in pullman. Oggi a me e a Paolo per la regola della rotazione dei posti chiesta da Daniela, spetta una delle file anteriori. La rotazione coatta provoca qualche velata rimostranza. Bisogna accoppiare la persone che viaggiano da sole: "No io con quella non mi siedo, é troppo larga e non ci sto!" Sentenzia Marcello. Inutile spiegargli che i seggiolini del pullman si allargano verso il corridoio, ha detto no ed é no. La nostra guida afferma di chiamarsi Tanja, ma Daniela continua a chiamarla Tatiana. Probabilmente il nome non suona bene e tende ad essere trasformato come avviene da noi quando Pasquale diventa Lino e Carmela si trasforma in Carmen. Anche oggi il tempo é splendido, ci fermiamo lungo il fiume per vedere a piccoli gruppi l'interno della cattedrale ed ammirare l'organo con settemila canne. Il fiume é calmissimo ed i ponti e le case si specchiano perfettamente nell'acqua. Dopo la partenza il paesaggio cambia: stiamo scendendo a sud e vediamo alberi da frutto e campi arati e seminati. Il traffico della giornata festiva é scarsissimo. Arriviamo a Bausk e proseguiamo diretti al castello di Rundales. |
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Il palazzo d'inverno lettone, capolavoro barocco, fu iniziato nel 1736 per il Duca Biron da Rastrelli e terminato nel 1767. Iniziamo la visita delle 138 stanze. Non tutte sono restaurate ed aperte al pubblico. Il restauro che é stato applicato, é quello che ricostruisce totalmente l'oggetto senza nessuna distinzione fra originale e ricostruito. |
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Su un comignolo del palazzo c'è un nido con due cicogne. Pranziamo nel ristorante del castello situato nelle vecchie cucine. Lungo una parete ci sono ancora quattro grandi camini. |
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Insalata mista con merluzzo, spezzatino con una salsa al rafano (la famosa spezia aggiunta alla terza birra di Tallin) purè di patate, zucca e rape rosse. Per dolce due fette di pane di segala con panna e marmellata lenta, decorate con zucchero caramellato e servite con una zolletta di zucchero flambè. Alle 14 siamo tutti in pullman diretti alla frontiera che si trova a 17 chilometri, mentre la nostra meta Vilnius ne dista duecento. Il pullman é rimasto tre ore al sole e adesso in cabina si bolle e si suda copiosamente. Ci sembra di essere arrivati al caldo dei tropici dopo essere partiti dal freddo del polo. L'impianto di aria condizionata non funziona e la vettura stenta a raffreddarsi. I vetri non si possono aprire e, vestiti da inverno, stiamo boccheggiando. Alle 14,15 arriviamo alla frontiera. Si ripete l'ormai consueto copione: un doganiere sale a bordo e raccoglie i passaporti, controllando la corrispondenza del viso di ciascuno alle foto dei documenti. Lunga attesa sul piazzale. Alle 15 ripartiamo. L'arrivo a Vilnius é previsto per le 18. Percorriamo la E272, una superstrada a due corsie per senso di marcia. Per ingannare l'attesa Daniela organizza un coro. Ci detta la pronuncia delle parole della strofa di una famosa canzone: Oh ciciornaia, oh cicrasnaia, ve magucie i precrasneie Kak lubliù ya vas, kak vayùs ya vàs Snacic videl vàs, ya niet vdobri ciàs. (Occhi neri e occhi penetranti, così profondi ed ammalianti io vi amo si , io vi temo si, vi ho guardato ma nel momento sbagliato). Costretto ad ascoltare i nostri cori, l'autista, per diminuire lo strazio, accelera. Arriviamo alla capitale della Lituania alle 17,30. Ci fermiamo alle porte della città per visitare la chiesa Barocca di San Pietro e Paolo. Torniamo sul pullman e saliamo verso la cima della collina delle tre croci. La salita é molto ripida ed il mezzo arranca. Si ferma e scendiamo: non siamo ancora arrivati. Proseguiamo a piedi prima lungo una stretta strada, poi saliamo un'interminabile scalinata. Giungiamo in un punto panoramico con un monumento formato da tre croci. La città si distende sotto di noi ed il panorama sarebbe bellissimo se fossimo arrivati di mattina o dopo il tramonto. Siamo in controluce e si vedono solo i contorni delle case. Tatiana, che all'università é stata costretta a studiare per tre anni l'ateismo scientifico (ce lo ha già ripetuto tre volte), adesso ci indica i vari monumenti: "Lì in fondo grande piazza cattedrale, lì c'è castello che non c'è più, lì in fondo altra chiesa cattolica dove é stato battezzato il nonno di Putskin" e questa é sicuramente un'informazione essenziale per l'economia del nostro viaggio. Riprendiamo il pullman ed arriviamo all'hotel Scandic, nel centro della città. Appena avuta la camera ci dirigiamo verso la cattedrale che si trova al termine della strada dove é situato l'albergo. Superati due isolati troviamo uno sbarramento di reticolati. |
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Lo aggiriamo ed entriamo dentro ad uno scavo da superare attraverso passerelle in legno: un vero e proprio percorso di guerra. Stanno rifacendo la pavimentazione della strada ed hanno bloccato il traffico degli automezzi e deviato quello pedonale. Quando arriviamo alla cattedrale troviamo il portone sbarrato. Alle 19 nella cristianissima Vilnius, il giorno di Pasqua la cattedrale é chiusa e chiuse sono le altre chiese che man mano raggiungiamo nel nostro pellegrinare. |
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Le strade sono deserte, solo poche persone che stanno ubriacandosi davanti a miseri chioschi. Cena al ristorante accanto all'albergo. Due musicisti, uno al piano, uno al sax formano il sottofondo musicale. Insalata mista, filetto di bue con patate fritte, cetrioli e pomodori. Macedonia con gelato per finire. Una capatina a fianco dell'albergo per giocare alle slot machine. Le belle e semplici macchine di un tempo non ci sono più. Giocare é diventato complicato: anche il vizio oggi richiede uno studio. Alle 23 tutti a letto. Domani Daniela ci sveglia alle 7 e si torna a casa. |
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