Mercoledì 7 luglio 1999.

Non mi sono invece dimenticato i pantaloni corti bianchi per le manovre in porto. Il colpo d’occhio di tutto l’equipaggio in divisa é così perfetto.

Faccio colazione nel bar gelateria posto al centro del porto, vestito tutto di bianco non passo inosservato, il colore non aiuta a dissimulare la mia pinguedine. Faccio la spesa per il pranzo del mezzogiorno in navigazione: frutta, pane e brioche poi tutti a bordo. Si salpa!

Mollati gli ormeggi di poppa ci portiamo nel centro del porto e cominciamo a recuperare la catena dell’ancora e, come temevamo, é incattivata. Cominciamo una serie di avanti e indietro nel porto. Tutta la Capitaneria é uscita offrendo aiuto ed assistenza ma temiamo che sotto sotto stia ridendo di noi.

Poi tutto ad un tratto Michele, quasi miracolosamente e per la seconda volta in due giorni, sbroglia quello che sembrava un impedimento impossibile da levare se non con l’aiuto di un sommozzatore.

L’ancora sale a bordo agganciata solamente nel corpo morto della motovedetta che ci stava a fianco e così può essere sganciata e siamo finalmente liberi.

Cominciamo ad uscire a motore e in mezzo alla baia Michele e Piersandro preparano la randa con due mani di terzaroli. Il vento soffia a raffiche ed il mare é mosso. Issiamo le vele e ci mettiamo in rotta per Capraia. Doppiamo l’isolotto degli Scoglietti che delimita l’imboccatura della rada alle 10,45.

Ora il vento soffia regolarmente, togliamo i terzaroli e spieghiamo tutte le vele. Spegniamo il motore e procediamo in silenzio alla velocità di tre nodi.

La seconda notizia che il collega di Piersandro ci ha dato ieri sera si rivela preoccupante quanto il primo consiglio: il motore perde gasolio e in solo mezz’ora di moto ha riempito la sentina del vano.

Fortunatamente il vento continua a soffiare e possiamo continuare ad avanzare solo a vela.

In ufficio con i vetri chiusi e l’aria condizionata si perde il contatto col mondo esterno: si vive come in un acquario a temperatura controllata, ora in mezzo al mare sento il vento ed il calore del sole: mi sembra di essere un pesce rosso in vacanza!

Alle 15 siamo ancora lontani dalla nostra meta ed il vento sta pian piano calando. Alle 17 siamo completamente fermi, anzi avanziamo... all’indietro. Riaccendiamo il motore e guadagniamo l’imbocco del porto di Capraia alle 18,45. L’ormeggio in banchina é per noi assicurato, i comuni mortali (si fa per dire dato che viaggiano a bordo di barche splendide) si ormeggiano in più file o danno fondo in rada. Per una barca della Marina Militare il posto é garantito ed il responsabile locale del porto viene ad ossequiare il comandante. Il capo di terza classe Mandirola, da tre anni di stanza a Capraia, ha finalmente un sottoposto e domani ne avrà un altro. In passato ha avuto in dotazione dal Comune un piccolo motoscafo in plastica di tre metri che ha attrezzato personalmente con mezzi di fortuna (scritte adesive autocostruite) e ha predisposto un ormeggio ed un posto auto riservato in banchina delimitandolo con strisce gialle.

Da soli quattro giorni ha a disposizione un gommone bianco con luci, lampeggiatore, sirene e radio. Tutte le sere scorrazza intorno all’isola per dimostrare la sua potenza marittima. Il nuovo giocattolo é senz’altro molto apprezzato ed avere un sottoposto da comandare gli dà una sensazione probabilmente simile ad un orgasmo. Due anni fa aveva una ragazza, impiegata del camping che ci ha presentato, ora sembra l’abbia sostituita con i due sottoposti ed il gommone bianco.

Con le schede GSM dell’Omnitel il cellutare non riesce ancora a collegarsi. La situazione da due anni non é cambiata. Probabilmente il traffico limitato a pochi mesi estivi non interessa più di tanto e solo la TIM ha un suo ripetirore.

Scendiamo a terra, avverto casa del nostro arrivo da un telefono a gettoni, premotiamo il ristorante per questa sera e Piersandro e Michele decidono di andare a fare il bagno. Si avventurano a bordo del minuscolo barchino di appoggio e, dopo una serie di inutili tentativi, riescono ad avviare il fuoribordo e partire.

Cena al ristorante a base di pesce, cozze per Michele (gli devono piacere molto: anche ieri le ha ordinate e le ha spazzolate in pochi istanti), spaghetti alla granseola per noi. Un buon fritto di calamari e gamberi conclude la cena e dopo una breve passeggiata tutti in cuccetta.

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