Domenica 11 luglio 1999. Partenza alle 9, il tempo é incerto, sull’isola si addensano delle nuvole che man mano aumentano di volume. Soffia il Libeccio. Issiamo la vela ed usciamo dalla baia. Spieghiamo solo metà del fiocco e cominciamo a bordeggiare per doppiare l’estremità a sud est dell’Elba. Man mano entriamo ed usciamo dal golfo di Lacona e dal golfo Stella. Ora il vento rinforza e cominciano a cadere alcune gocce di pioggia. Prendiamo una mano di terzaroli alla randa e proseguiamo la nostra andatura. Passiamo al largo della punta della Calamita ove vi sono i resti di una delle miniere di ferro della zona ora in disuso. |
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Poi il vento comincia a calare e doppiata la punta dei Riparti scema quasi completamente. Risaliamo la costa orientale dell’isola. La vegetazione rivela ancora i segni dell’incendio che ha devastato pochi anni fa il promontorio. La giornata é diventata calda ed afosa. Montiamo il pilota automatico il sole é a picco e ci ripariamo tutti nel piccolo triangolo di ombra che a fanno le vele. Passiamo davanti a Porto Azzurro. La costruzione che domina il paesaggio é l’ergastolario. Sembra che in Italia siano poche le isole dove in passato qualcuno non abbia pensato di fare un carcere. La difficoltà delle comunicazioni probabilmente favorivano una simile scelta. Oggi queste scelte si rivelano non più adeguate e restano delle costruzioni, che mal si integrano nell’ambiente, tristi monumenti alla cattiveria umana. |
Alle 15,30 arriviamo a Cavo che é alla estremità nord est dell’isola di fronte a Piombino. Siamo in anticipo sulla tabella di marcia, caliamo a mano l’ancora e facciamo un bagno ristoratore nella baia prima di Cavo. L’acqua é cristallina, ma non vediamo nessun altro prendere il bagno nella zona. Il perché me lo ha poi spiegato Milva: lì scarica il collettore delle fogne del paese! Vatti a fidare della trasparenza dell’acqua! Si alza di nuovo il vento ed il nostro ancoraggio diventa instabile. Dovendola issare a mano abbiamo calato poca catena e l’ancora non tiene. Ci rimettiamo in movimento e facciamo ancora un giro nei dintorni. Alle quattro e un quarto entriamo in porto ed attracchiamo nella darsena del Circolo Nautico di Cavo ove ci hanno riservato un posto. Carlo e Milva ci aspettano. Hanno preparato per la sera una cena a base di pesce. Purtroppo devo partire. Domani devo essere in ufficio e l’aliscafo parte alle 19. Saluto gli amici dalla passerella e sento che mi piacerebbe restare: al desiderio di voler continuare ancora la crociera si aggiunge il rammarico di perdere la favolosa cena di Milva sotto la pineta di casa Danesi. |
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