Giovedì 2 gennaio 2014.


La maggior parte degli ospiti se ne sono andati e la grande struttura alberghiera è quasi vuota. Per far arrivare l'acqua calda in camera è necessario farla scorrere a lungo. Il cielo non è più completamente coperto. Poco dopo le 8,30 partiamo per il giro completo attorno al promontorio del Gargano.

A fianco della strada uliveti curati con piante centenarie e con un tappeto erboso di colore verde chiaro. Passata la città di Mattinata, la strada comincia a salire lungo le pendici della montagna che si affaccia sul mare e la vegetazione a fianco della strada cambia, non più ulivi secolari a perdita d'occhio ma pini e lecci.

Scorgiamo in mare davanti alla costa grosse gabbie per l'allevamento del pesce. Una breve sosta per ammirare il panorama ci permette di scoprire il rosmarino in piena fioritura. Fiori così grandi in questa specie arborea non ne avevo mai visti.

Percorriamo una strada piena di curve, con scorci bellissimi. Il sole si specchia sul mare man mano che si alza.

Improvvisamente ci appare il promontorio di Vieste in piena luce. Alle 10 scendiamo dal pullman e a piedi proseguiamo lungo viale XXIV Maggio per la visita della città. Arriviamo all'incrocio con via Vittorio Veneto e svoltiamo a destra salendo lungo via Cerare Battisti.

Cristian ci fa notare sulla sinistra della strada una bella casa ora non più abitata con alle spalle un giardino chiuso da mura pieno di aranci. Sul tetto svetta un alto comignolo antivento.

Arriviamo al belvedere di fronte al faro per poi salire ancora verso il castello.

Entriamo nella città fortificata passando sotto il voltone di via del Barbacano e subito a destra risaliamo una ripida scalinata che ci porta davanti all'ingresso della Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta.

All'interno sono stati restaurati i pilastri quadrati di stile barocco scoprendo le colonne del tempio di stile romanico, rivelando le strane forme ed i disegni dei capitelli.

Il soffitto ligneo dipinto con una finta decorazione a rilevo, contiene tre grandi pitture. La prima dalla parte dell'ingresso raffigura San Giorgio, quella centrale Santa Maria Assunta e la terza verso l'altare maggiore, San Michele.

Passiamo dalla parte opposta del promontorio per ammirarne la punta.

Giungiamo davanti al fianco alto di una casa, stretto tra due vie. Alla base Cianca Amara, la pietra su cui sono stati decapitati da Dragut Rais nel 1554 più di 5000 persone dopo un assedio, durato una settimana, della flotta turca composta da più di 70 galee.

Proseguiamo sino a raggiungere un belvedere che guarda verso la costa dove si erge un monolite bianco che prende il nome da Pizzomunno, un pescatore che amava Cristalda.

Il giovane si recava ogni giorno sulla piccola spiaggia per andare in mare con la sua barca. Al largo, ammalianti sirene lo adoravano e intendevano sedurlo con i loro canti. L’ uomo rifiutò più volte di divenire loro amante. Le sirene indispettite decisero di punire il giovane trascinando la sua amata nelle profondità del mare, in modo da sottrarla a lui per sempre. Fu così che Pizzomunno fu pietrificato dal dolore e vide il suo corpo trasformarsi nel monolite che, ancora oggi, i visitatori di Vieste possono ammirare dalla piccola spiaggia che ne porta il nome. La leggenda vuole che i due giovani amanti si diano appuntamento allo scadere dei cento anni per rivivere la loro passione nel breve spazio di una notte. Percorriamo la strada fatta, a ritroso e risaliamo in pullman per ritornare lungo la spiaggia dove siamo passati quando siamo arrivati, per pranzare al ristorante le Tre Vele. Eccezionale il filetto di spigola al forno, ricoperto con sottili fette di patate. Alle 14,30 ci dirigiamo verso la Foresta Umbra, un bosco secolare con piante ad alto fusto. Al passo, in un recinto a fianco della strada, dei daini. Proseguiamo senza fermarci. Scorgiamo dei maiali sulla sinistra e cominciamo a scendere verso la costa nord del promontorio del Gargano lungo una strada ripida, piena di curve e tornanti.

Facciamo una sosta a Vico del Gargano per acquistare i dolci della pasticceria Pizzicato. Davanti al negozio dei cercatori vendono funghi: rositi e chiodini. Continuando a scendere percorriamo ancora curve, poi finalmente arriviamo a Peschici alle 17 quando ormai è buio.

Ci dirigiamo a piedi lungo il centro della vecchia città diretti al belvedere sulla punta del promontorio. Qui probabilmente di giorno si gode uno splendido panorama ma ora il mare è avvolto dalle tenebre e solo l'immaginazione può aiutarci a vedere il paesaggio.

Cristian ci aveva detto che la passeggiata era lunga poco più di duecento metri, ma ci rendiamo conto che fra andare e tornare non basta moltiplicare per quattro la distanza che ci aveva indicato. Per rientrare in albergo il pullman deve allungare il percorso ed arriviamo dopo più di due ore. Alle 21 si cena. Ormai siamo solo noi gli ospiti: oltre ai nostri quattro tavoli ce ne solo altri tre molto più piccoli. Stanchi per il viaggio che è durato dodici ore, raggiungiamo presto il letto. Domani si parte alle 8,30 con le valige.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario