Giovedì 8 marzo 2007
Questa mattina Tullio ha scelto un abbigliamento da viaggio variamente colorato: pantaloni corti grigi, scarpe marroni, maglietta celeste, gilet rosso, borsa azzurra, zainetto arancione, cappello di paglia giallo, foulard di seta viola ma con la sua simpatia riesce a star bene con qualunque cosa.
Alex regala ad ogni signora una rosa per la loro festa. Caricati i bagagli si parte alle 8,30 in direzione dell'aeroporto. Il traffico sembra scorrevole. Giunti in prossimità della nostra meta, dove è in costruzione un enorme svincolo, rimaniamo incastrati da due impianti semaforici. Il sole è già alto e la giornata è bellissima. Riceviamo le istruzioni per la consegna dei bagagli ed Alex distribuisce i biglietti che dobbiamo mostrare all'ingresso. Fatto il controllo dei bagagli che vengono spediti in un unico gruppo, restituiamo i biglietti secondo le dettagliate istruzioni ripetute due volte, ma ciò nonostante ne mancano quattro e la distribuzione delle carte d'imbarco già iniziata deve ricominciare. Gli uomini vengono separati dalle donne per il controllo personale. La fila delle signore passa attraverso un separé.
Alle 11,30 l'apparecchio comincia a muoversi. A bordo ci servono di nuovo un pranzo. Le posate che ci danno sono d'acciaio, coltello compreso, in barba a tutte le prescrizioni per garantire la sicurezza.
Durante il viaggio Alex dorme dando prova di essere un vero professionista: riesce a spegnersi a comando.
Atterraggio alle 12,20. Chi ha avuto la fortuna di sedere sulla sinistra dell'aereo vicino al finestrino ha potuto ammirare lo spettacolo della imponente catena dell'Himalaya che oggi era perfettamente visibile.
Scesi dalla scaletta dell'aereo un addetto controlla di nuovo se ognuno di noi ha la carta d'imbarco, come quando siamo saliti. Pensavano che in volo avessimo imbarcato un clandestino?
Varanasi è la città santa dedicata a Shiva. Si trova su una delle rive del Gange ed il suo centro storico si sviluppa fra due suoi affluenti il Varuna e l'Asi. Dalla contrazione dei due nomi deriva quello della città. Chi si bagna qui nel fiume monda tutti i suoi peccati e chi muore qui è sicuramente salvo.
Alle 13,30 arriviamo all'hotel Radisson. Le signore, in attesa delle chiavi delle stanze non perdono tempo, si infilano nella boutique che si trova nella hall ed iniziano febbrili contrattazioni. Poco dopo pranzo a buffet al primo piano.
L'appuntamento è per le 15,30 per la visita al museo archeologico di Sarnath. Qui non é vietato fotografare e per maggiore fiducia non si possono portare appresso macchine fotografiche o videocamere. "Chissà quali eccezionali tesori sono contenuti nel museo", pensiamo ma rimaniamo delusi. Oltre al capitello della colonna di Ashoka con quattro leoni ritti a proteggere la ruota del Dharma, (il simbolo è riprodotto al centro del tricolore indiano) e ad una statua del Budda con le mani atteggiate nella postura che simboleggia il dharmachakrapravartana poche altre cose attirano la nostra attenzione nelle tre sale. Forse perché i reperti sono mal disposti e veniamo continuamente disturbati dal risuonare del rilevatore di metalli che i guardiani usano per controllare le persone che entrano.
Probabilmente meriterebbero più attenzione le statue nella sala a destra rispetto all'entrata che ritraggono Shiva, Brama, Visnù Ganesh e Parvati e risalgono a dieci secoli prima di Cristo
Viste le tre sale torniamo sul pullman per riprendere macchine fotografiche e cineprese. Attorno a noi si raduna una moltitudine di petulanti venditori. Una signora del gruppo fotografa una vecchia mendicante che si era avvicinata ed il gesto suscita le ire del responsabile della polizia locale. Costui controlla i documenti di Dash, lo ritiene responsabile di non averci detto che non lo dovevamo fare. Per parecchi minuti lo apostrofa mostrandosi adirato e minaccia di non farci entrare nell'area archeologica. La nostra guida impassibile non reagisce alle provocazioni, non batte ciglio davanti all'energumeno che anziché protestare perché qualcuno fotografa un mendicante potrebbe fare più attenzione affinché nessuno si avvicini per mendicare. La politica del nascondere, per rimuovere un problema, è applicata in tutto il mondo.

L'area archeologica contiene le rovine delle prime stupa, massicce costruzioni votive a forma circolare. Accanto ad una di queste un gruppo di sacerdoti buddisti, cantando una nenia ritmata, prega assieme ad alcuni fedeli.
Usciti dall'area entriamo poco lontano in quella del tempio posto di fronte all'albero, della stessa specie e nello stesso punto, sotto cui il Budda cominciò la sua predicazione

Ultima sosta della giornata, poco lontano dall'albergo in un negozio di stoffe di seta. Prima la solita dimostrazione di tessitura a nostro uso e consumo, poi sciorinatura dei tessuti al piano superiore. Il negozio non ci soddisfa ed usciamo in attesa del pullman. Veniamo attirati, con una scusa, da altri venditori che ci portano in un altro negozio di fronte, peggiore del primo. Quando riusciamo a liberarci e a ritornare in strada, il pullman è già partito. Fra mezz'ora farà ritorno per riprenderci, ma aspettare lì non ci piace. Rientriamo a piedi. L'impresa sembra semplice perché l'albergo si trova a poche centinaia di metri, ma le strade sono buie e per terra il ricordo del passaggio degli animali forma una trappola scivolosa.
Uno dei venditori, forse pentito di aver causato l'inconveniente, ci accompagna e giunti alla nostra meta lo ringraziamo con una mancia.
Cena alle 20. Dobbiamo andare a letto presto. Domani mattina la sveglia suona alle 4,45. Alle 5,30 partiamo per la gita in barca sul Gange.
Dopo cena usciamo solo per telefonare, ma la linea non prende e passiamo parecchio tempo in vani tentativi attaccati da sciami di zanzare. Un giovanotto si è messo alle nostre costole e ci vuole portare in un negozio di stoffe. L'occasione è troppo ghiotta per le signore che non sanno resistere e così alle 21 iniziamo una laboriosa trattativa di oltre un'ora. Sembra, per l'impegno dei contendenti, che dal suo esito dipenda l'andamento dell'economia dei prossimi giorni. Marianna dà prova di sé ed alla fine il titolare del negozio sembra stremato, ma è un accorto uomo d'affari capace di recitare alla perfezione la parte.
Alle 23 tutti in camera: dobbiamo dormire in fretta.

 

Venerdì 9 marzo 2007
Ieri sera, per essere sicuro di svegliarmi in tempo ho lasciato il cellulare acceso con la funzione sveglia attivata. Dopo aver fatto parecchia fatica ad addormentarmi, il telefono squilla. Mi alzo e controllo l'ora: le 2,10!
Ho ricevuto un messaggio. Paolo chiede da Roma nostre notizie. Gli rispondo subito: "Sono le due di notte e stavo dormendo. Fra tre ore suona la sveglia, per il resto tutto OK". Scherzi del fuso!
Alle 5,15 siamo già pronti nella hall. Il pullman ci porta in riva al fiume: è ancora buio. Dobbiamo percorrere alcune centinaia di metri a piedi lungo strade già in movimento. Davanti alle saracinesche dei negozi alcune persone infagottate dormono stese per terra. Acquistiamo delle piccole barchette di foglie intrecciate con al centro una piccola candela.
Insieme a noi si imbarcano molti altri turisti. Saliamo tutti e trentatré su un vecchio barcone. A prua due remi e due rematori.

Ci stacchiamo dalla riva e risaliamo la corrente. Accendiamo le candele e le affidiamo con una preghiera o un desiderio alla corrente del fiume. Il sole sta sorgendo e dalla penombra dell'aurora si passa ad una calda luce radente che illumina i palazzi della città che si trova sulla riva ad ovest.
Giunti davanti ad un luogo dove si sta preparando una cremazione, torniamo indietro.

Alex esorta tutti a rimanere in silenzio per concentrarci e meglio osservare quello che stiamo vedendo, godendo del silenzio del luogo. Passa un attimo e Dash ricomincia a parlare: addio silenzio incantato.

Superato il punto d'imbarco arriviamo al luogo principale delle cremazioni. Grosse cataste di legna sono preparate di fianco alle terrazze. Qui non possiamo fotografare per rispetto al dolore di chi sta dando l'ultimo saluto ai propri cari.
Si affiancano altre barche più piccole. Il ponte è trasformato in una vetrina con esposti una serie di oggetti che ci propongono di acquistare.

Le occasioni per accalappiare il turista si moltiplicano.

Quando scendiamo siamo attorniati da mendicanti, lebbrosi e ragazzini che vogliono venderci cartoline. Non mollano e ci affiancano. La colonna procede compatta con Dash alla guida. Dopo un percorso più lungo dell'andata, arriva un contrordine: si torna indietro. Abbiamo sbagliato strada, il pullman ci aspetta in un luogo diverso.
Finalmente saliamo sul pullman e ci mettiamo al riparo dall'insistenza delle persone. Qui tutti coloro che incontriamo hanno facce lunghe e tristi. Tutti corrono all'impazzata ed hanno fretta. Niente a che vedere con i visi che mi ricordo dell'India del Sud: tutti sorridenti. Nessuno era invadente e mai trafelato.
Alle 8,30 rientriamo in albergo. Abbiamo un'ora e mezza per chiudere i bagagli, fare colazione e ripartire diretti all'aeroporto. Le signore non perdono tempo ed affollano il piccolo negozio della hall che con il nostro gruppo ha fatto affari d'oro.
Alle 11 arriviamo all'aeroporto. Le comunicazioni organizzative sono contrastanti: "Non c'è bisogno del biglietto per entrare. Prendete i vostri bagagli ed entrate". Ma giunti all'ingresso con i carrelli i poliziotti ci fermano e non ci fanno passare. Dobbiamo tornare indietro ed aspettare all'ombra degli alberi dalla parte opposta della strada.
Poi Alex prende in mano la situazione e tutto migliora: ci fanno accomodare al piano superiore nel bar e lì aspettiamo le carte d'imbarco. Ad un nuovo ordine ci mettiamo in fila per il controllo di sicurezza. Il posto è angusto e le operazioni sono noiose e poco professionali. I bagagli a mano restano a lungo sotto la macchina che li esamina ed attorno al monitor di controllo tre o quattro addetti si consultano. Sino a quando non sono tutti d'accordo l'oggetto rimane fermo e noi aspettiamo.
Tutto il mondo è paese. Chi ha un po' di potere lo usa senza curarsi di chi gli sta davanti e del disagio che provoca.
Finalmente ci sediamo in una squallida sala davanti ai gate. Le vetrate danno sulla pista e pesanti grate metalliche proteggono i vetri.
Alle 12,50 il Boeing 737-400 della Jet Airways decolla. L'aeroporto di Khajuraho, dove atterriamo meno di un'ora dopo, non è diverso da quello di Varanasi. Il nostro è il solo aereo sulla pista che deve essere particolarmente corta: quando il velivolo ha toccato terra il pilota ha effettuato una brusca frenata. Il volume occupato dai bagagli sopra le nostre teste si è ridotto della metà e si trovano tutti raccolti verso la prua del velivolo.
Il nastro trasportatore per la riconsegna delle valige è di dimensioni minime. Tutti si affannano attorno ed è difficile farsi largo per recuperare la propria. Sono le tredici passate e fa caldo. Il pullman è il più nuovo e confortevole di quelli che abbiamo avuto. Speriamo che sia assegnato a noi anche domani.
Pranzo in hotel Holliday Inn e appuntamento alle 15,30 per la visita dei templi.

La città è piccola (poco più di ottomila abitanti) e non ci sono le difficoltà di traffico che abbiamo incontrato nella capitale e a Varanasi. Purtroppo solo poche stanze sono pronte e dobbiamo ritardare la partenza di un quarto d'ora. Peccato, la visita che ci aspetta è lunga e dopo il tramonto non si può restare nella zona dei templi completamente recintata.

Cominciamo dal gruppo dei templi occidentali. Le costruzioni hanno all'esterno raffinate decorazioni erotiche dalle forme eleganti. Il sole ormai basso sull'orizzonte illumina le sculture in arenaria accentuando il colore giallo arancio della pietra.

Mentre sto filmando la decorazione sulla base del tempio di Lakshmana, che secondo la guida locale Rama rappresenta le 84 posizioni del Kamasutra, sento alle mie spalle un'esclamazione: "Ci vorrebbe un esperto, io non ci capisco niente!" Rimango allibito, ma si tratta di un equivoco. Mi giro e vedo Roberto che sta armeggiando con la batteria della sua macchina fotografica.

Proseguiamo la visita ai templi contornati da alberi e prati splendidi e prima che il sole tramonti ci spostiamo nella zona dei templi orientali che dista un chilometro e mezzo da quella che abbiamo appena visitato. Veniamo assaliti da un gruppo di ragazzi che propongono la vendita di cartoline e piccoli libricini del Kamasutra che cercano di metterci in mano. Arrivano due poliziotti a cavallo di una motocicletta. Tutti scappano. Uno dei libri resta in mano ad una signora del gruppo. Saliti sul pullman il ragazzo torna a cercarla per avere le 100 rupie chieste ma probabilmente la signora non se ne accorge ed il giovane perde rupie e libro.

Visitiamo i templi Jain che costituiscono un complesso a parte. Fra questi il più importante è il tempio di Parshvanath che ha una straordinaria ricchezza di bassorilievi con splendide raffigurazioni di figure femminili colte nella scene di vita quotidiana. Attorno altri templi costruiti nel secolo scorso dai Giainisti.

Ormai il sole è tramontato ed il pullman ci porta davanti ad un complesso che racchiude negozi di artigianato locale per fare acquisti.

Rientriamo in albergo, una costruzione a due piani di forma esagonale con al centro una piscina. L'hotel, come una donna a cui non basta più un poco di trucco per apparire bella, dimostra tutti i suoi anni.
Dobbiamo cenare presto. Alle 20,40 parte il pullman per portarci a vedere uno spettacolo di danza locale che si svolgerà nel teatro di fianco al complesso dei negozi che abbiamo visitato nel pomeriggio. Cinque musicanti, dieci ballerini ed un funambolo danno vita ad uno spettacolo variopinto e brioso.
Al nostro rientro alle 22,30 troviamo nella hall il programma preparato da Alessandro per la partenza di domani.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario