23 aprile 1997, mercoledì. |
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Ritrovo della lieta compagnia alle otto all'aeroporto di Bologna. Ci accompagna mia figlia Silvia e siamo i primi. Dopo pochi minuti arrivano i compagni di viaggio romagnoli: Bona e Mario, Ornella e Ivan, Daniela e Gabriele. Baci ed abbracci. Ornella, che ha prenotato per tutti il viaggio, prende i biglietti al banco dell'Incentive System. Passeggiamo nell'atrio dell'aeroporto, qualcuno prende un caffè, poi decidiamo di passare i controlli doganali e Ivan, memore di una esperienza precedente si ricorda di dover fare il visto per la cinepresa. Siamo già sul pullman diretto all'aereo e Ivan non si vede. Ornella dissimula una comprensibile agitazione poi eccolo, buon ultimo arriva. I posti sull'aereo non sono prenotati e dobbiamo accontentarci di sederci in coda fra quelli dei fumatori che, per fortuna sono pochi. Alcuni vuoti d'aria fanno sobbalzare l'aereo. Ci viene servito un piccolo pranzo con insalata di riso, petto di pollo o tacchino ed uno strano dolce che non attira nessuno. Daniela afferma che si può mangiare ma non convince nessun altro. All'arrivo all'aeroporto per il disbrigo delle formalità di ingresso riusciamo, con un colpo di fortuna, ad essere i primi delle file che sono sempre enormi: bisogna prima ritirare il visto e pagare cinque dollari in uno sportello ad un unico addetto che ha difficoltà a dare il resto ed ogni tanto si alza per prendere del contante da una delle cinque antiquate casseforti che ha alle sue spalle. Dopo aver fatto un'altra fila i funzionari della dogana registrano i nostri nominativi a computer. Un ragazzo raccoglie da terra il passaporto di uno di noi e ce lo consegna. E' di Ivan che non solo non si era accorto di averlo perso, ma pensa ad uno scherzo. |
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Abbiamo qualche difficoltà a ritrovare il corrispondente del nostro tour operator, perché dentro all'aeroporto possono entrare solo i passeggeri in transito e non riusciamo a vederlo se non dopo essere usciti dall'atrio. Il pullman ci porta nell'albergo Kara. La stanza che ci assegnano ha una finta finestra che dà su un vano interno completamente chiuso su cui si affacciano le finestre di altre stanze. Il senso di oppressione è grande. Riusciamo per fortuna a cambiare stanza e la nuova al confronto ci sembra una reggia. L'impianto elettrico funziona solo con la chiave magnetica inserita, così anche l'aria condizionata funziona solo quando noi siamo in camera. Al nostro arrivo abbiamo dovuto lasciare le valige nell'ingresso dell'albergo ed un solo inserviente sta distribuendole salendo a piedi le scale. |
Riesco a recuperarne una e cerco di spiegare al facchino che abbiamo cambiato stanza ed il numero segnato sulle nostre valige non va più bene. Aspetto la consegna della seconda per più di mezz'ora. Dopo una ricerca non breve, riesco a ritrovare colui che ha la mia valigia e gli do una mancia per poterla prendere. Credo di essere stato il primo a dare la mancia a qualcuno per potersi portare personalmente la propria valigia in camera. Ivan ha una valigia con il lucchetto a combinazione bloccato. Inavvertitamente lo ha messo in funzione e non ricorda più il numero. Ha chiesto aiuto alla reception dell'albergo e gli manderanno più tardi un tecnico. |
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A piedi, usando la piantina di Piero, titolare della FMB produttrice di mappe di tutto il mondo, riusciamo a raggiungere la moschea di Solimano il magnifico che si trova ad un quarto d'ora di cammino dall'albergo. E' bella e suggestiva all'interno. L'esperienza, fatta in Egitto durante la visita alle moschee, mi ha consigliato di portarmi uno spesso paio di calzini di lana e ne apprezzo la grande utilità. Non provo disagio e non sento il freddo del pavimento che i tappeti da soli non riescono ad isolare. Terminata la visita alla moschea cerchiamo di raggiungerne una seconda che sulla cartina sembra abbastanza vicina. Ci addentriamo in un quartiere posto a fianco del bazar che ci appare poco raccomandabile: Non si vede una donna. |
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Gli uomini sono seduti senza fare nulla davanti a miseri negozi o dentro affollati locali pubblici. Girando sempre a destra troviamo il modo di ritornare sui nostri passi e raggiungere nuovamente l'albergo. Si presenta alla porta della camera di Ivan il tecnico per aggiustare la valigia: tiene in mano un cacciavite che gli consegna affinché.... si arrangi! |
Facciamo una passeggiata per le vie del centro. Una serie di negozi miseri con merce ordinaria si susseguono uno dopo l'altro. Molti sono situati nei seminterrati ed il loro ingresso è stato ricavato bucando letteralmente il marciapiede. Il trasporto delle merci da e per i negozi vengono effettuati da uomini che si servono di carrioli sospinti a mano. Dopo un conciliabolo e patteggiamento su quanti pranzi di pesce sia disposta a sopportare la Betta (non ne sopporta nemmeno l'odore e per lei significa digiunare), decidiamo di andare in un ristorante che ci consiglia l'albergo. Verranno a prenderci in macchina e ci riporteranno indietro senza supplementi sul prezzo. Qualcuno è perplesso e diffidente: vedremo cosa ci aspetta. |
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In albergo manca l'acqua e nessuno può lavarsi e neppure usare il bagno. Il ristorante si rivela una classica trappola per turisti. Ordiniamo e ci portano delle porzioni che sembrano gli assaggi di quelle che verranno servite dopo, ma dopo non arriva nulla. Ci sfamiamo a forza di fette di pane e ordiniamo patate fritte come ulteriore piatto. |
Ci sentiamo, con la complicità del cambio (centomila lire italiane equivalgono a sette milioni e mezzo di lire turche), dei milionari. Il piatto che costa di meno costa 400.000 lire. |
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Arriva un'orchestrina che si mette a suonare e Mario dà ai suonatori una mancia a sei zeri perché smettano. Poi è il turno della ballerina del ventre che si struscia contro ogni uomo sino a che ognuno non le infila una banconota di grosso taglio nei pochi vestiti che indossa. |
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Provo il brivido di infilare un milione nelle mutande di una donna. Mai un così fugace ed inconsistente contatto mi era costato una simile cifra! |
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Il brivido finale è il conto: in dieci a tavola (si è unita a noi una simpatica coppia di Galeata) paghiamo 24 milioni con una mancia anch'essa milionaria. Il pulmino del ristorante ci riporta in albergo e la serata si conclude con intenzioni bellicose delle signore.... che si dichiarano non disposte a fare, in privato, una danza del ventre! |
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