25 aprile venerdì |
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Alle 9,30, dopo la colazione, tutti pronti sul pullman, ma manca ancora qualcuno, Ivan e l'Ornella. Arrivano e si parte. Abbiamo una diversa guida che si chiama Vittorio. La prima tappa è la basilica di Santa Sofia. Vi arriviamo, anziché passare come la volta precedente dal lungomare, attraverso un dedalo di viuzze con le case di legno tipiche di Istanbul nel secolo scorso. |
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La Basilica, prima cristiana, poi ortodossa, poi mussulmana, dal 1935 è diventata museo. L'interno è grandioso ed imponente, delude qualcuno di noi probabilmente perché non vi è più un arredo sacro e l'edificio sembra spoglio. Il matroneo è ampio e spazioso e, rispetto al piano terreno è più luminoso. Una serie di aperture con colonne fanno entrare la luce dall'esterno. |
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Le proporzioni e la suddivisione degli spazi interni della basilica sono tali da dare l'impressione di trovarsi contemporaneamente in un ambiente grandioso e tuttavia raccolto. |
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Proseguiamo la visita entrando nella cisterna che è situata all'inizio della strada che inizia a destra del fronte della Basilica. Una volta entrati nel sottosuolo ci appare uno spettacolo inconsueto. Non crediamo ai nostri occhi, anche se riconosciamo il luogo di una scena del film "007 dalla Russia con amore". Ci troviamo dentro ad uno spazio molto grande con un colonnato che regge il soffitto a volte. Il serbatoio serviva per raccogliere l'acqua di una delle fontane della città. Le colonne sono state recuperate dai romani da templi greci e sono differenti fra loro. Sul fondo della cisterna, sui basamenti, sono scolpite due teste di meduse: una col viso coricato, una col viso capovolto. Segno che si tratta di due blocchi di marmo recuperati da un tempio pagano. |
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All'uscita riprendiamo il pullman e, dopo un giro di alcuni chilometri ci troviamo esattamente al lato opposto della piazza dell'ippodromo a poche centinaia di metri dal luogo in cui ci trovavamo. Misteri dei sensi unici di tutte le città del mondo o inesperienza del nostro autista di oggi, che ha un aspetto trasandato e direi che puzza come un caprone, se non avessi paura di offendere l'animale! Entriamo, di fronte all'obelisco, nel museo dell'arte islamica. Vi sono esposti tappeti antichi e altri oggetti. Vediamo anche teche di legno ove venivano riposte e custodite le copie del corano. Una è tutta di madreperla. Gabriele, che non perde l'occasione per una battuta, ipotizza che possa esserci anche un "padrepirla" e strappa al gruppo una sonora risata. Interessante è la sezione etnografica del museo ove sono ricostruiti ambienti di vita: la tenda delle popolazioni nomadi che allevano le pecore, la tessitura dei tappeti, l'interno delle case in legno del secolo scorso. Andiamo a pranzo in un ristorante che si affaccia sul corno d'oro. Il pranzo è buono ed in particolare viene apprezzata la carne con pomodoro e funghi. La Bona se ne accorge subito e riesco a farmi servire uno spiedino di pollo per evitare di avere una reazione allergica. |
Riprendiamo le visite proposte dal programma che prevede quella da effettuare al museo di Chora. Pensiamo di trovarci nuovamente di fronte a sale e corridoi con reperti esposti in teche. Invece si tratta della chiesa del monastero di San Salvatore di Chora che, ora non più luogo di culto, è diventata un museo. |
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Le volte sono decorate con mosaici bellissimi che rappresentano episodi del nuovo testamento. Nel parecclesion, che è una cappella funeraria, sono stati dipinti degli affreschi che rappresentano l'anastasi (resurrezione) di Adamo ed Eva ed il giudizio universale. |
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Vittorio, la nostra guida, benché sia stanco (ha appena finito di accompagnare un gruppo in un tour dell'Anatolia) ed abbia qualche difficoltà nel ricordare le parole della nostra lingua, si dimostra affabile e disponibile ad accondiscendere ad ogni nostra esigenza. Col pullman ci portano nuovamente al bazar e ci danno un'ora e mezza di libertà. Ognuno fa acquisti seguendo il tradizionale rito della contrattazione. Compriamo un tamburello per Gherardo pensando a come Silvia ne sarà particolarmente soddisfatta. L'insistenza dei venditori nel fermare le persone ed invitarle ad osservare il loro negozio è fastidiosa ma non eccessiva. Non ci impedisce tuttavia di ammirare la bellezza del complesso con la variopinta moltitudine dei suoi piccoli negozi. Alle sette rientriamo in albergo dopo aver fissato un nuovo tour per domani, al prezzo di cinquanta dollari a persona compreso il pranzo. Alle venti ci ritroviamo per la cena. Pietro si è addormentato e Mirella resta in albergo. Siamo solo in otto. Ci dirigiamo verso un ristorante che due giorni fa abbiamo visto durante la nostra passeggiata e ci ha colpito per la sua pulizia. Entriamo, il locale è vuoto e non vediamo la lista dei prezzi. Dopo alcune incertezze entriamo. Ci servono dei piatti ottimi, non hanno vino. Alla fine il prezzo è di sei milioni e quarantamila lire turche corrispondenti a circa diecimila lire italiane a testa. I camerieri, molto bravi e veloci sono profughi di Seraievo. Compriamo una bottiglia di vino davanti all'albergo per fare un altro pigiama party. Telefoniamo a casa servendoci della scheda telefonica e scopriamo che una volta consumata non viene restituita dall'apparecchio, probabilmente per ricaricarla. Raggiungiamo gli altri in camera, versiamo il vino e una triste sorpresa ci aspetta, è imbevibile. Pazienza andrà meglio domani. |
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