Domenica 19 marzo 2006 La ricerca del posto migliore fa essere più puntuali: alle sette meno dieci sono disponibili solo pochi posti in coda. Così coi complimenti di Daniela lasciamo l'albergo e riusciamo a vedere meglio i danni del ciclone Stan. I bungalow dell'albergo a fianco sono sepolti per un buon metro da terra e sassi. Dopo aver fatto la solita manovra per riprendere la strada il pullman inizia faticosamente la salita. Fatti pochi chilometri un botto sinistro accompagnato da un sibilo annuncia che la ruota gemella posteriore interna destra é scoppiata. Proseguiamo ancor più lentamente. Rodolfo, la nostra guida, comincia a terrorizzarci: "non portate portafogli, documenti, denaro borse, state attenti ai borseggiatori." Così lasciamo quasi tutto in pullman. Arrivati a Sololà scendiamo. E' già pronto un servizio sostitutivo. Saliamo su un pullman locale e proseguiamo per Chichicastenango. Oltre a partecipare ad un diversivo divertente, recuperiamo almeno un quarto d'ora sul tempo che avrebbe impiegato il nostro pullman che é troppo grande e troppo carico. Poco prima di arrivare un blocco della polizia ci costringe a passare a destra in una specie di casello autostradale con barriere. Un attimo di panico: i passaporti li abbiamo lasciati nell'altro pullman. No controllano solamente se abbiamo caricato frutta. Si tratta di un controllo sanitario per combattere la diffusione della mosca del Mediterraneo. Alle nove scendiamo a Chichicastenango davanti all'hotel Santo Thomas. Ci addentriamo per le strade del paese. Giriamo a sinistra e raggiungiamo la piazza dove si trovano due chiese. |
La prima di San Thomas a destra con l'altare rivolto ad est ha una rampa di accesso di 18 gradini, di fronte la chiesa del Calvario con una scalinata di tredici gradini e l'altare rivolto ad ovest, la prima detta del sole la seconda della luna sono state costruite su resti di templi maya. Entriamo nel cortile della chiesa di San Thomas e ci fermiamo ad ascoltare le spiegazioni di Rodolfo. |
All'interno della chiesa é in corso la messa, non si può fotografare. Al termine entreranno altri fedeli per i riti di tradizione maya. Nel corridoio centrale della chiesa sono poste una serie di pietre per costruire gli altarini di preghiera con petali o altre offerte contornate da candele. |
Sulla scalinata davanti al tempio vengono officiati i riti maya bruciando incenso in un braciere alla base della scala ove é acceso un fuoco. Sopra alcune donne fanno oscillare i turiboli. La scalinata é costantemente coperta di fumo e decine di persone sono sedute con mazzi di fiori da offrire alla divinità. La gente si accalca e spinge sgomitando davanti ai banchetti ricoperti di merci con vivaci colori. |
Attraversiamo la piazza e raggiungiamo la seconda chiesa, e proseguiamo oltre dirigendoci verso l'albergo Maya Inn, con due magnifici cortili interni. Proseguiamo ancora un poco lungo la strada che precipita lungo una ripida discesa, per dare uno sguardo al variopinto cimitero. I monumenti sono uno diverso dall'altro dipinti con colori brillanti. |
Torniamo sui nostri passi a fatica, facendoci largo fra la popolazione locale che spinge ed incalza. Alle 11 nel luogo dell'appuntamento troviamo il pullman che nel frattempo ha fatto cambiare la gomma esplosa. Franco racconta che la cosa più laboriosa é stata trovare una gomma uguale a quella da sostituire, logicamente usata, quindi il cambio é avvenuto in mezzo alla strada utilizzando lunghe leve per sollevare il mezzo a mano. Percorriamo strade tortuose con a fianco una rigogliosa vegetazione. Il nostro autista Umberto procede sicuro lungo il susseguirsi dei tornanti. Dopo una serie di saliscendi arriviamo nella valle dove si trova la città di Antigua, sovrastata da un enorme vulcano la cui cima raggiunge i 3800 metri. Alle 13,50 arriviamo all'Antigua Hacienda, un ristorante in mezzo alle piantagioni di caffè. Hanno preparato per noi una serie di tavoli all'aperto sotto due tendoni. Soffia un vento fastidioso e non gradiamo molto la sistemazione. Le tende ondeggiano minacciosamente. Il servizio é lentissimo. Difficile ottenere da bere ed il buffet é presidiato dai camerieri che sembrano lesinarci le porzioni. Allieta il banchetto un ballo di sei donne mascherate in costume che interpretano una storia locale. Alle 15,30 finalmente ripartiamo. Il pullman ci sbarca vicino al centro e a piedi raggiungiamo la piazza piena di gente per la giornata domenicale. |
Entriamo nella cattedrale, dedicata a San Giuseppe, distrutta dal terremoto e dall'incuria del periodo di settant'anni in cui la città é rimasta disabitata. Ora é stata ricostruita solo la parte iniziale vicino alla facciata. Il resto é rimasto com'era: é stato solo restaurato e la maggior parte delle cupole é crollata. |
Per questo motivo l'imponente edificio ha un fascino particolare per la grandiosità della struttura e le sue proporzioni. A fianco l'antigua Universidad de san Carlos fondata nel 1657, ora sede del museo d'arte coloniale. Edificio di tipo moresco con al centro un magnifico porticato. Belle le statue lignee e i grandi quadri barocchi. Prima di visitare il resto della chiesa entriamo nel museo che sta per chiudere. Lungo la quinta strada ci dirigiamo verso la chiesa di Santa Maria de la Mercedes (Santa Maria delle Grazie) passando sotto l'arco del convento di Santa Catalina, fondato nel 1630 ora trasformato nell'hotel El Arco. La chiesa é composta da un grande edificio di colore bianco e giallo. Nella facciata le decorazioni riprendono stilizzate le piante del mais, del cacao ed i tralci della vite. Di franco all'edificio una serie di bancarelle offrono panini, frittelle, carne e frutta ai numerosi fedeli che si sono radunati per la festa di San Giuseppe. Entriamo nel chiostro dei quattro evangelisti con al centro una monumentale fontana. Saliamo sulla sommità del porticato le cui volte sono realizzate con il finto arco maya (\_/). Dal terrazzo si gode una magnifica vista dei monti che contornano la città, della facciata della chiesa e della cupola. All'interno del tempio il numero dei fedeli, che cercano di raggiungere la cappella del Santissimo Sacramento nello stretto ed unico passaggio per l'entrata e l'uscita, é tale da formare una lunga fila. Tornati all'esterno, ci dirigiamo al convento delle Cappuccine. L'edificio é completamente crollato: si conserva il chiostro, ma ci fermiamo a guardare solo la facciata della chiesa. Il sole é tramontato. Raggiungiamo la casa del Jade. Dopo un'introduzione sui tipi di giada esistenti e sul modo di lavorare la pietra, ci viene offerto il caffè e proposto l'acquisto di gioielli preparati con la pietra. Pian piano usciamo dal negozio e ci dirigiamo all'appuntamento che ha come ritrovo la scalinata davanti alla cattedrale. Nella animata piazza la confusione é diventata totale. Il numero già consistente delle persone che vi si trovavano nel pomeriggio é aumentato e sta ancora crescendo. La gente aspetta il passaggio della processione. |
Iniziano la sfilata le statue di cinque o sei santi illuminate. L'energia elettrica necessaria è prodotta da un generatore a motore che le segue. Una grossa portantina avanza ondeggiando pian piano, sorretta a spalla da una sessantina di uomini. Sopra delle statue lignee che raffigurano la salita del Cristo al Golgota. Ad ognuno dei presenti viene distribuita una candela da accendere. |
Purtroppo la calca fa una vittima fra di noi: quello che non é avvenuto al mercato di Chichicastenango avviene ora. Luciano viene borseggiato e spariscono euro e carta di credito. Alle 19,10 ci siamo tutti ed il comandante Daniela dà il via al gruppo con il dispiacere di molti di noi che vorrebbero continuare a vedere lo spettacolo. Daniela ci conta, non ci par vero: ci siamo tutti, sembra il miracolo di San Giuseppe. Raggiungiamo a piedi il pullman. Dobbiamo ancora percorrere 45 chilometri per arrivare a Città del Guatemala. Partenza alle 19,30, la strada é larga e con poche curve e in un'ora arriviamo al ristorante uruguaiano Los Charruas. Alla fine della cena molti di noi si domandano cosa ci fosse di uruguaiano nel menù (potage, verdure, carne alla griglia, budino) Alle 10 arriviamo al hotel Stofella della catena Best Western. Le valige sono già in camera ed é un sollievo perché domani mattina la sveglia è fissata per le quattro e mezz'ora dopo le valige devono essere nuovamente fuori dalle stanze. |
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