Giovedì 14 settembre 2017.

Alle nove Serena conduce chi ha deciso di visitare la reggia lungo le strade che portano davanti alla facciata. Siamo in quattordici. Pagato il biglietto saliamo lungo lo scalone sino al piano superiore.

La costruzione del palazzo ha richiesto quasi cent'anni. Impegnando gli architetti Luigi e Carlo Vanvitelli, padre e figlio. Sono tre i re che si sono succeduti in quel periodo, anzi quattro: prima Carlo V poi Ferdinando IV, Gioacchino Murat e poi Ferdinando I che da re di Napoli diventa re delle due Sicilie e ricomincia la numerazione passando da quarto a primo.

Le grandi sale si susseguono, prima le anticamere poi si arriva nella sala del trono. Lo scranno non è particolarmente grande ed imponente perché il re doveva apparire come se fosse lontano ed irraggiungibile.

Al di là della sala del trono si trovano quelle della residenza regale. Un particolare rilievo alla stanza di Papa Pio IX che è stato qui quando ha perso il potere temporale. A fianco la cappella con vasi in oro massiccio. Seguendo un percorso parallelo ritroviamo l'uscita.

Sono le ore 11, salutiamo Serena ed iniziamo la lunga passeggiata prospettica che ci porta ai piedi della cascata, che alimenta le fontane piene di grosse carpe. Desisto dal visitare il giardino botanico e ritorno da solo indietro.

Arrivo in hotel alle 13.30 un toast e sono pronto per ripartire. Alle 14,30 è stato fissato l'appuntamento per andare a Napoli a visitare il Museo Archeologico.

Ci aspetta Raffaele un giovane laureato in archeologia. Moreno, impegnato a scaricare le carrozzine, non ha preso lo zaino che contava di recuperare in un secondo momento dal pullman. Infatti l'autista deve andarsene in fretta perché il pullman non può sostare davanti al museo, chiude le porte e lo zaino con le radio rimane a bordo: così niente comodi auricolari. Raffaele si deve sgolare per superare il cicaleccio che stanno facendo alcuni ragazzi che bivaccano nella prima sala del museo che contiene statue di provenienza greca.

Va meglio quando ci spostiamo nelle sale della collezione Farnese. Ammiriamo le statue del periodo romano. Particolarmente affascinanti quelle ritrovate negli scavi delle terme di Caracalla. Il Toro Farnese, probabilmente la più grande scultura ritrovata dell'antichità e l'Ercole Farnese, copia romana dell'originale greco.

Saliamo al piano superiore dove sono conservati i mosaici provenienti da Pompei. Rimaniamo incantati davanti a quelli della villa del Fauno con immagini di pesci, crostacei e galli in combattimento. Sino ad arrivare davanti alla Battaglia di Alessandro contro Dario che se pur incompleta mostra particolari di rara bellezza.

Entrati nel salone della meridiana ci stupisce la grandiosità dell'ambiente. Nelle sale successive sono raccolti gli oggetti ritrovati negli scavi che denotano una ricchezza ed una raffinatezza superiori. Raffaele ci saluta. Viene fissato per le ore 19 l'appuntamento per ritrovarci davanti all'uscita. Faccio un rapido passaggio davanti affreschi strappati a Pompei e visito la mostra allestita in questo periodo all'interno del museo: “Amori divini”. Scendo al piano terreno e completo la visita della collezione Farnese guardando le sale che abbiamo saltato. Pochi minuti dopo le 19 siamo sul marciapiede davanti al museo in attesa di ripartire. Quando arriva il nostro pullman risaliamo bordo. Sono stanco ma felice: ho visto cose che in parte conoscevo, per averle guardate sui libri, ma ammirarle dal vivo mi ha dato un'emozione profonda. Le gambe sono un po' indolenzite ed i piedi in fiamme. Il contapassi segna un percorso pari a circa 13 km. Ceniamo come ieri sera al ristorante la Loggetta. Penne al pomodoro con piselli e funghi, scaloppe con insalata ed un dolce di cioccolata per finire. Due passi per vedere nuovamente la Reggia di notte. Alle ore 23 rientro in camera dopo una giornata piena.

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