Sabato 16 settembre 2017.

Il risveglio è stato doloroso. Alle 6,30 un forte bruciore al mignolo destro mi ha richiamato alla realtà. Una tigre alata è riuscita a superare la barriera della tenda... ma la mia vendetta è stata schiacciante. Alle 8.50 il pullman è arrivato. L'incaricato dell'albergo ha provveduto a transennare lo spazio davanti all'entrata dell'albergo ed il nostro mezzo può rimanere in sosta senza ingombrare la carreggiata di marcia e provocare l'ira degli automobilisti di passaggio. Lungo il percorso di avvicinamento a Napoli il cielo si copre e casca qualche goccia di pioggia, proprio oggi che. viste le previsioni favorevoli, ho tolto l'ombrello dallo zaino. Arriviamo davanti al Maschio Angioino e scendiamo. La compagnia si divide.

Seguo il professore perché ho poca voglia di camminare, la gamba destra mi fa male e temo che al mio ritorno dovrò telefonare al chiropratico per un appuntamento. Una sosta al bar più vicino per acquistare un po' d'acqua ed iniziamo la nostra visita. Abbiamo qualche difficoltà a restare uniti anche se siamo solo in dodici.

Il professore parte con una velocità incompatibile con quella di sua moglie Adriana. Siamo diretti verso la piazza del Plebiscito. Gianluigi si ferma davanti alla chiesa gesuita di San Ferdinando mentre la retroguardia attraversa la strada diretta al centro della piazza.

Impieghiamo un po' a riunirci e finalmente la spiegazione può iniziare. Dopo il Concilio di Trento la Chiesa ha stabilito che l'ostia è il corpo di Cristo, così l'edificio diventa la casa di Dio e deve essere abbellita il più possibile. Da qui il nascere di decorazioni ed abbellimenti sempre più maestosi. Quando usciamo cerchiamo di raggrupparci nuovamente: manca Gianna. Dov'è? Gianluigi si spazientisce di nuovo. Adriana prende il polso della situazione: telefona e recupera la nostra amica che, fermatasi un momento all'interno della chiesa, non ha più visto nessuno e per cercarci ci ha sopravanzato.

La grande scenografia della piazza del Plebiscito ha da un lato la facciata della Reggia con le statue gigantesche dei re e dall'altro la Basilica Reale Pontificia di San Francesco di Paola. La chiesa in stile classicheggiante, ricorda insieme un sepolcro romano ed il porticato di San Pietro a Roma.

È stata fatta costruire nel 1816 come voto da Ferdinando per il trono ritrovato dopo il Congresso di Vienna. Dopo aver fatto un breve ingresso nel tempio dalla grande sala circolare, usciamo. Mi distraggo un attimo per guardare gli ospiti di un matrimonio che sta per essere celebrato all'interno e mentre credo che il professore sia ancora dentro l'edificio, lo vedo ormai al centro della piazza. Bisogna tenere la massima concentrazione per riuscire a seguirlo. Un passaggio verso destra per vedere il mare per poi ritornare dalla parte opposta per entrare nella galleria e portarci di nuovo davanti al Maschio Angioino. Nel complesso la visita è risultata troppo lenta e troppo veloce. Siamo partiti lentamente e l'abbiamo conclusa correndo. Ci fermiamo davanti al primo bar che incontriamo, che abbia dei tavolini all'aperto davanti ai quali sederci, facendo una pessima scelta. Proprio di fianco dei quattro tavolini del bar, ce ne sono altri di un ristorante, che è contiguo al locale, dove si ferma Anna, una cara amica di Bologna che incontro per caso, che mi conferma che lì si mangia benissimo.

Alle 13.30 il pullmann inizia l'avvicinamento al museo di Capodimonte. Incontriamo il solito traffico rallentato e pian piano arriviamo davanti alla Porta Piccola da cui si accede al parco della reggia.

Gianluigi non riconosce l'ingresso e fa proseguire il pullman. L'autista impreca sottovoce e prosegue con un'ardita manovra per girare il mezzo ed andare al secondo ingresso: la Porta Grande. Il cancello è solo accostato e sulle prime neanche questo pare soddisfare il professore. Si lascia convincere ad entrare nel parco ma procede di gran carriera sino a che non trova l'ingresso del palazzo e del museo. Ognuno fa il proprio biglietto e cerchiamo di radunarci. Alcuni fanno la visita per proprio conto con la disapprovazione del nostro condottiero, che sentenzia che così non si capisce nulla di una esposizione, mancando i riferimenti appropriati.

Visitiamo il primo piano la Galleria Farnese con i quadri che provengono dalla collezione del Granducato di Parma e Piacenza. Ci soffermiamo nella seconda sala dove sono esposti i quadri di Tiziano Vecellio.

Passiamo in quella successiva in cui è conservata la Crocifissione, un dipinto su tavola di Masaccio, facente parte dello smembrato e in parte disperso Polittico di Pisa, del quale costituiva il comparto centrale superiore. Proseguiamo pian piano la visita. Affascinante la grandiosità del palazzo e la bellezza dei quadri esposti. Quando si avvicina l'ora dell'appuntamento non abbiamo ancora terminato di vedere il primo piano. Ci affrettiamo per attraversare le sale del secondo in modo da raggiungere la sala 78 dove è esposta la flagellazione dipinta dal Caravaggio. Usciti nel parco mi avvio all'uscita ed un signore gentile mi invita a raggiungere poco distante il belvedere con la vista sulla città e sul golfo.

Alle 18,15 siamo di nuovo in albergo. Cena alle 20 con penne agli zucchini e menta, arrosto di vitello tenero, ma condito con una salsa troppo pepata e patate arrosto. Raggiungiamo la Reggia per vedere un ballo in costume. Arriviamo appena in tempo per assistere all'ultimo ballo ripetuto a grande richiesta. Un'ultima passeggiata poi raggiungiamo le nostre stanze. Domani si parte. Cerco il cellulare per metterlo in carica e non lo trovo. Prima che si addormenti, busso alla porta della camera di Moreno per chiedergli di chiamare il mio numero. Il telefono dà segno che la chiamata sta facendo suonare l'apparecchio ma tornato in stanza non lo sento. Ci vestiamo e facciamo a ritroso il percorso fatto. Ho filmato il ballo col cellulare e penso che lì mi sia caduto nel rimetterlo in tasca. Tutto invano. Ritorniamo in albergo quasi alle due. Domani bloccherò la Sim e giunto a Bologna farò la denuncia di smarrimento. Senza molta convinzione guardo dell'unico posto dove non l'ho cercato: sotto il letto. Mi chino e lo vedo. All'uscita della messa ero sicuro di aver riattivato la suoneria, invece l'avevo tolta del tutto!


Domenica, 17 settembre 2017.

Alle nove siamo già in pullman e partiamo. A Sant'Angelo in Formis non riusciamo a vedere gli affreschi dell'abbazia perché è chiusa per restauri. Proseguiamo il viaggio senza scendere dal pullman. Sono contento d'aver accettato l'invito di di Adriana, ho visto cose nuove e ne ho riviste altre dopo tanti anni. Sono riaffiorati ricordi che sembravano sepolti nell'oblio. Abbiamo avuto il supporto di guide ben preparate, entusiaste del loro lavoro. Le integrazioni preziose del professor Zucchini ci hanno dato ulteriori approfondimenti. Il tempo, come accade in queste occasioni, si è dilatato e faccio fatica a pensare a quello che dovrò fare quando sarò rientrato a Bologna. È la prima volta che non ho voglia di tornare a casa, anche se là mi aspettano i miei cari. Grazie a Marianna, la mia storica correttrice di bozze, che pur non avendo partecipato al viaggio si è letta per ben due volte a spron battuto il diario, grazie a Milena, Moreno e Laura per gli apprezzamenti ed i consigli nella sua stesura, grazie soprattutto ad Adriana che mi ha trascinato in questa magnifica avventura.

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