Sabato, 27 settembre 2014.

Questa mattina non trovo più la Metro Card. Mi sono cambiato i pantaloni e l'ho appoggiata sul letto. Ora non c'è più! La cerco dappertutto senza esito. Mentre sto guardando sotto il letto e non so più cosa pensare, dato che l'avevo in mano e non sono uscito dalla stanza, Betta si rende conto di averla messa nella borsetta credendo fosse la sua. Alle 9 scendiamo. Incontriamo Gherardo e Daniela che debbono ancora fare colazione. Nessun problema! Aspettiamo, visto che siamo in largo anticipo sul programma della giornata. Approfittiamo per telefonare a casa e dare nostre notizie. Finalmente sono riuscito a collegare il telefono con la rete locale e ne approfittiamo. Alle 9,30 prendiamo il bus della linea M42 per arrivare al molo di partenza della Circle Line, il servizio di barche che fa il giro turistico attorno all'isola. Gherardo e Daniela non hanno scelto il giro completo ma solo il semicircle che costeggia l'isola in senso antiorario fino all'estremo opposto della quarantaduesima strada per poi tornare indietro. Siamo arrivati poco prima delle 10 per cambiare i biglietti del New York City Pass, mentre dobbiamo aspettare le 11 per salire sul battello. Facciamo due passi verso nord per guardare dall'esterno l'Intrepid Museum, un museo dei mezzi navali ed aerei.

Al molo è ormeggiata la portaerei Intrepid, varata il 26 aprile 1943 e disarmata il 15 marzo 1974. Dall'agosto 1982, è designata come monumento storico nazionale. Oltre alla portaerei, fanno parte del museo inaugurato lo stesso anno: il sottomarino USS Growler SSG-577 ormeggiato dalla parte opposta del molo, un Concorde, un ricognitore supersonico Lockheed A-12 e, a partire dal 2012, lo Space Shuttle Enterprise.

Ci mettiamo in fila e alle 10,40 saliamo sull'imbarcazione per primi. Daniela si è informata ed ha scoperto che i posti migliori sono quelli sul ponte a sinistra. Sono tutti al sole ed Elisabetta, che non riesce a stare con noi, prende posto al coperto, lasciandoci ad arrostire intrepidi.

Quando sono in spiaggia al mare non riesco a stare al sole più di trenta secondi qui resisto per più di tre quarti d'ora. Cosa riescono a far fare, a chi viaggia, la passione e l'interesse! Poco dopo le 11,30 la barca molla gli ormeggi e dato un colpo di sirena, inizia la navigazione dirigendosi al centro dell'estuario del fiume Hudson sino a raggiungere la Statua della Libertà. Il battello giunto davanti al monumento, gira su se stesso di 180 gradi per permettere ad ambedue i lati di vedere bene la statua.

Quindi inizia il tragitto verso la punta dell'isola dove si trova la maggior parte dei grattacieli che sono illuminati perfettamente dal sole.

Passiamo sotto al ponte di Brooklyn ed a quello di Manhattan, quindi sotto a quello di Williamsburg. Ci fa da sottofondo il commento esclusivamente in inglese di un addetto che non si ferma un secondo e parla in continuazione. I pochi attimi di silenzio ci sembrano deliziosi.

Giunti davanti al palazzo delle Nazioni Unite il battello inverte la rotta e torna indietro. Arriviamo al punto di partenza alle 13,15. Saliamo nuovamente sul bus M42 nella direzione opposta e scendiamo a Times Square per prendere la metropolitana e raggiungere il MOMA, il Museo di Arte Moderna. Ci accorgiamo, quasi per caso, che la linea E della metro che abbiamo deciso di utilizzare per arrivare alla nostra meta, non passa sino a lunedì per lavori. Leggiamo la notizia su un foglietto appeso davanti al binario mentre aspettiamo invano l'arrivo del convoglio. Gherardo studia un diverso itinerario e scendiamo al Rockefeller Center per prendere la linea F: ma il treno non passa.

Probabilmente l'interruzione per lavori interessa anche questa seconda linea. Risaliamo in superficie, fermiamo un taxi per raggiungere il museo ma il conducente, saputa la nostra destinazione non ci fa salire perché la sesta avenue è chiusa al traffico per un maxi mercato. Una fila ininterrotta di bancarelle occupa i lati della strada. Cominciamo a percorrere la via che è piena di gente.

Mangiamo delle fragole, mentre Daniela gusta due pannocchie arrostite di cui è ghiotta. Gherardo beve un frullato. Pian piano, quasi senza accorgercene, completiamo il percorso ed arriviamo al museo attorno alle 15,30. Consegniamo gli zaini all'ingresso e saliamo al quinto piano dove sono esposti in quattordici sale i quadri datati dal 1880 al 1940. Fra gli autori: Cezanne, Matisse, Picasso, Van Gogh.

Al quarto piano la mostra prosegue con quadri e sculture datati dal 1940 al 1980. Le opere esposte al piano superiore, anche se ho qualche difficoltà per comprendere la pittura cubista, riesco ad apprezzarle. Ma per le opere che si trovano a questo piano la mia comprensione finisce. Riesco non tanto ad apprezzare la bravura degli artisti nel realizzare le loro opere, bensì ad ammirare la loro capacità nel riuscire a piazzarle o venderle. Al secondo piano Daniela e Gherardo nella sezione media si sfidano a Street Fighter 2 un videogame molto popolare negli anni 90. Usciamo dal museo alle 17,30, dopo aver visitato il giardino del museo con sculture, fra le altre di Henry Moore e Paul Picasso. Quando ho letto il nome di questo artista riportato nelle didascalie sono rimasto un momento perplesso, poi ho capito: il nome è stato tradotto dallo spagnolo, Pablo!

Siamo diretti al Guggheneim. Daniela e Gherardo si prendono un hot dog in uno dei tanti banchetti che sono per strada. Prendiamo il bus ed arriviamo al museo alle 18,15. Ci mettiamo in fila. I ragazzi non ancora sazi si prendono un altro hot dog al banchetto di fianco al museo. L'ingresso il sabato dopo le 15,45 è ad offerta libera. Lasciamo 10 dollari ed entriamo.

Il quinto e sesto piano sono chiusi per ristrutturazione, la scala elicoidale è chiusa: gli addetti stanno allestendo una mostra. Rimane aperta solamente l'esposizione dei quadri di Kandinsky al quarto e la collezione della famiglia Thannhauser, che aveva fondato una moderna galleria in Monaco nel 1909, formata da quadri pregevoli di impressionisti francesi, postimpressionisti e futuristi italiani. Alle 19 usciamo e col pullman raggiungiamo il Rockefeller Center per cercare di salire sul grattacielo oggi, visto che le previsioni danno un peggioramento del tempo, onde avere una maggior visibilità sul Top of the Rock. Per accedere all'osservatorio bisogna prenotare in anticipo l'orario di entrata e la prima disponibilità è alle 21. Fissiamo l'appuntamento per le 22,45 perché dobbiamo rientrare in albergo. Aspettiamo il bus per oltre 45 minuti, invano. Cominciamo a muoverci a piedi e fermiamo un taxi ed arriviamo in albergo alle 20,30. Un riposo di poco più di un'ora e poi torniamo nuovamente al Rockefeller Center e saliamo al sessantasettesimo piano.

L'osservatorio ha una forma diversa da quello dell'Empire State Building. Anziché quattro lati uguali, la terrazza ha i due lati quello nord e quello sud maggiormente sviluppati mentre dal lato est ed ovest è quasi impossibile affacciarsi. Anche la vista, data l'altezza più bassa, è diversa e i grattacieli appaiono meno schiacciati a terra.

L'ultima terrazza, che è più interna rispetto all'edificio, non ha protezioni in acciaio o in vetro e le foto possono comodamente ritrarre anche le persone, davanti allo sfondo di luci sfavillanti. Per mangiare qualche cosa abbiamo deciso di seguire i ragazzi ed andare al Shake Shack, all'incrocio della ottava avenue con la quarantatreesima strada per consumare una birra ed un hamburger con patatine. Fermiamo un taxi, ma il conducente dopo pochi metri ci scarica dicendo che c'è troppo traffico e che avremmo fatto prima a piedi. Cerchiamo di non desistere e ne fermiamo un secondo che invece con perizia schiva gli ingorghi e ci porta alla meta. Consumiamo il nostro unico pasto della giornata e a piedi raggiungiamo l'hotel.

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