Giovedì 25 settembre 2014
Questa mattina la colazione va meglio. So dove si trovano le cose e riesco ad avere del latte caldo. Piove e la temperatura si è abbassata. Alle 8,30 dobbiamo raggiungere il luogo di ritrovo per il tour che abbiamo prenotato oggi. Si trova nella quarantaseiesima strada. L'ufficio della Volatour è ancora chiuso. Ci ripariamo sotto una gocciolante tettoia. All'aumentare dei clienti che pian piano arrivano diventa insufficiente per contenere tutti. Anche l'agenzia di oggi è in ritardo e sino alle nove nessuno si presenta. Con mezz'ora di ritardo l'ufficio si apre ed entra un centinaio di persone. Ci dividono: da una parte quelli che partecipano al tour di Manhattan, dalla parte opposta quello che hanno prenotato il tour dei contrasti. Gherardo, dopo aver perso il pass della metropolitana, ha dimenticato in albergo il voucher del tour. Ci accettano ugualmente perché il pagamento è stato effettuato per tempo dall'agenzia. Saliamo in pullman. Siamo quasi in cinquanta e scopriamo con rammarico che la guida darà le spiegazioni in due lingue: italiano e tedesco. Peccato! L'attenzione nel seguire le notizie viene messa a dura prova dal continuo cambio di lingua e ci sembra che il commento ci venga dato a spizzichi e bocconi. Ci dirigiamo verso est. Attraversiamo il Queensboro Bridge ed arriviamo al di là dell'East River nel quartiere del Queens abitato in prevalenza da ebrei. Un unico grattacielo si erge sulle vecchie fabbriche e le basse case in mattoni e legno. Oggi è la festa del capodanno ebraico il Rosh ha-shanah. Infatti molti dei negozi del quartiere sono chiusi e in giro si vedono gli Haredim uomini vestiti di nero con cappelli a forma cilindrica fatti con pelle di coniglio nero. Per non bagnare i costosi cappelli, li hanno ricoperti con una protezione impermeabile fatta apposta. Altro elemento distintivo di questi uomini “ultraortodossi” sono i boccoli che scendono dalle basette.

Proseguiamo sino ad arrivare a Brooklyn dove ci fermiamo di fianco al Fulton Ferry Landing, luogo di partenza dei traghetti accanto al ponte di Brooklyn, di fronte allo skyline. Ha ricominciato a piovere forte. Cerchiamo di coprirci e di ripararci con gli ombrelli ma il vento ce li strappa di mano.

Una veloce foto e poi via di nuovo in pullman non prima di aver fatto una capatina in bagno: la prossima sosta avverrà fra più di un'ora. Ritorniamo indietro lungo la Park Avenue e ci dirigiamo al centro del quartiere. Continua a piovere ed i vetri sono bagnati ed appannati. Si fa fatica a distinguere bene le cose che vediamo. Dopo aver girato in lungo ed in largo, torniamo nel Queens per arrivare al Bronx e fermarci nella Little Italy per fare una sosta all'Arthur Avenue Retail Market, un insieme di negozi e bar italiani dove possiamo fare uno spuntino attorno a mezzogiorno. Proseguiamo il nostro giro nel Bronx che è uno dei cinque borough in cui è divisa la città di New York. Sino a passare di fianco allo Yankee Stadium per poi arrivare ad Harlem per imboccare la quinta avenue e fiancheggiare il Central Park. Il nostro tour termina all'altezza della quarantottesima strada, senza tornare davanti all'uffico della Volatour perché la manovra, per i sensi unici ed il traffico congestionato, avrebbe fatto perdere troppo tempo a noi ma soprattutto al nostro pullman. Complessivamente, nonostante la bravura della nostra guida, rimango deluso del servizio che ci è stato dato. Un giro chiusi dentro un acquario, con poche e brevi soste. L'itinerario ci ha costretto a ripetere più volte i percorsi nei due sensi, facendoci perdere l'orientamento ed aumentando la confusione della spiegazione bilingue. Solo perché era una brutta giornata, l'aver passato tanto tempo al coperto non è stato male. Ma se il percorso e le soste, anche in caso di bel tempo, fossero stati uguali, sarebbe stato veramente deludente.

Sono quasi le 14 e decidiamo di andare in Times Square per acquistare i biglietti di uno dei musical della sera. Ci mettiamo in fila sotto la pioggia ed aspettiamo. Gli sportelli aprono alle 15 e la fila aumenta man mano, a dismisura.

Finalmente alle 15,30 riusciamo ad acquistare quattro posti per un totale di 300 dollari per assistere alla rappresentazione di Cinderella. Entriamo nel negozio di M&M, i famosi confetti multicolori ripieni di cioccolata al latte. Oltre ai confetti si trova ogni genere di gadget. Raggiungiamo il Rockefeller Center ed è tanto grande che facciamo fatica a trovare la piazza centrale.

Il complesso si compone di diciannove edifici commerciali collegati fra loro. Su un angolo della piazza il negozio della Lego attira Gherardo, non perché giochi ancora con i famosi mattoncini, ma perché Francesca, la figlia del nostro amico Enrico, lavora alla progettazione nella casa madre in Danimarca.

Entriamo e troviamo confezioni incredibili con la possibilità di realizzare le più svariate realizzazioni. Fra le altre si può acquistare persino la confezione per riprodurre l'Empire State Building. Approfittiamo del fatto di essere all'ingresso del Ge Building un grattacielo di 70 piani, alto 266 metri, alla cui cima si trova l'osservatorio Top of the Rock. L'ingresso fa parte di uno dei luoghi che è possibile visitare col New York City Pass. Dobbiamo cambiare il voucher e domani mattina perderemmo troppo tempo se lo cambiassimo all'entrata dell' Empire State Building. Così ne approfittiamo ed aspettiamo che Gherardo completi l'operazione che si presenta non facile perché la copia del voucher è in albergo. Ma la potenza delle nuove tecnologie ci viene in aiuto. Dato che abbiamo ricevuto il voucher per e-mail, la gira all'addetta alla cassa che lo stampa e ce lo cambia. Servendoci della metropolitana arriviamo in albergo. Il buffet pomeridiano è appena iniziato e praticamente ceniamo con ali di pollo in salsa piccante e patate arrosto. Non manca il solito gradevole vino bianco che ci servono a volontà. Ci riempiamo lo stomaco per poter essere a teatro per le 19,15. Lo spettacolo inizia alle 19,30 al Broadway Theater al n. 168 della Broadway Street. Bella la scenografia e la musica. Bravi gli attori ed i ballerini. Sotto al palco una vera e propria orchestra. I microfoni sono così ben posizionati, da essere invisibili e non avere mai un calo del volume, da far sembrare la recita in playback anziché, come effettivamente è, una performance in diretta. Peccato per il freddo all'interno del teatro che ha costretto Elisabetta a coprirsi come una beduina. Alle 22 riprendiamo la metro e dopo due fermate raggiungiamo l'hotel. Saliamo al quarantesimo piano per ammirare lo spettacolo notturno della città dall'alto, per poi raggiungere le nostre stanze: domani ci aspetta una nuova giornata senza un attimo di tregua.

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