'; popupImage = window.open('','_blank','toolbar=0,location=0,directories=0,menuBar=0,scrollbars=1,resizable=0'); popupImage.document.open(); popupImage.document.write(html); //popupImage.document.write('titolo:'+titolo+'
percorso:'+percorso); popupImage.document.close(); }

Martedì 15 agosto 2006

 

Alle 5,30 Betta e Paolo si svegliano per andare a vedere i riti del mattino davanti all'immagine sacra. Quando rientrano in albergo per la colazione ci raccontano che la folla davanti alla cappella era uguale a quella di ieri, nonostante l'ora mattutina. Arrivando presto per la colazione ritroviamo le brioche piccole e buone di ieri. Alle 7,30 carichiamo i bagagli sul pullman e poi ci dirigiamo al santuario.

Entriamo dalla porta del cortile della basilica ed aspettiamo Marta, la nostra guida locale. Diversamente dalle guide che ci sono state assegnate nei giorni scorsi parla un italiano perfetto, ci conduce nella sala dei cavalieri al primo piano. Parte del salone é pieno di sacchi a pelo: chi ha passato la notte vegliando ora dorme ed ogni posto é buono per sdraiarsi.

Passiamo in una galleria sopra all'ingresso della cappella della Madonna. Qui é esposta una via crucis dove é simbolicamente rappresentata la storia della Polonia attraverso la conversione e la redenzione del pittore Duda Gracz. Passiamo nella chiesa: é in corso la messa e non ci possiamo avvicinare al di là della metà della navata della chiesa. Visitiamo il tesoro dove spicca l'ostensorio in oro, argento ed avorio donato da papa Giovanni XXIII. Entriamo in sacrestia e ci mettiamo in fila per entrare nella cappella della Madonna per assistere alla messa celebrata da Don Dino. Sono vari i gruppi ammessi e sette od otto i preti. Una energica suora polacca dirige il traffico, ma sembra parteggiare spudoratamente per un altro gruppo italiano condotto da una sgarbata e prepotente guida polacca. "Noi entriamo per primi ed usciamo per ultimi!" e gli altri?

La cerimonia davanti all'immagine é toccante mentre i pellegrini continuano a sfilare in ginocchio lungo il percorso che segue il perimetro della sala e passa dietro all'altare. Semitravolti dal prepotente gruppo che abbiamo avuto la sfortuna di incontrare, riusciamo a fatica ad uscire. Facciamo il giro di tutto il complesso, seguendo il percorso della via Crucis.

Sul davanti del monastero é in corso la cerimonia ed il numero dei fedeli radunati in attesa dell'omelia del Primate di Polonia Josef Glemp, ci racconterà Don Dino, raggiunge le trecentomila persone. Torniamo in albergo, alle 11,45 si pranza.

Quando ieri Alice ci ha dato gli orari del programma, credevamo di non poter riuscire a mangiare ad un'ora così mattutina, ma una volta seduti a tavola ci siamo accorti che la giornata era iniziata molto presto ed abbiamo gustato l'ottimo petto di pollo impanato con mandorle e fritto.

Alle 13,15 si parte proseguendo lungo la statale numero uno, diretti al campo di sterminio di Auschwitz (Oswieçim). Arriviamo alle 14,30 ed incontriamo la nostra guida locale Aneta. Passiamo sotto al cancello d'ingresso con la scritta "arbet macht frei", visitiamo le camerate con i letti a graticcio a tre piani.Passiamo davanti alle teche che conservano scarpe, capelli, pettini, occhiali, valige, spazzole, catini ed orinali.

Entriamo nella costruzione dove si trovavano il tribunale, il carcere, le celle di punizione (dove i prigionieri erano costretti a stare in quattro in piedi in uno spazio ristretto) quelle dove erano lasciati a morire soffocati oppure di fame e di sete, in particolare quella dove ha trovato la morte San Massimiliano Maria Kolbe. A fianco della costruzione il campo di fucilazione.

Qui Don Dino ci legge parte delle parole pronunciate da Papa Benedetto XVI: "Dietro queste lapidi si cela il destino di innumerevoli esseri umani. Essi scuotono la nostra memoria, scuotono il nostro cuore. Non vogliono provocare in noi l'odio: Ci dimostrano anzi quanto sia terribile l'opera dell'odio, vogliono portare la ragione a riconoscere il male come male e a rifiutarlo;

vogliono suscitare in noi il coraggio del bene, della resistenza contro il male. Vogliono portarci a quei sentimenti che si esprimono nelle parole che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all'orrore che la circonda:

'Sono qui non per odiare insieme, ma per insieme amare'". Ci fermiamo sull'ingresso del campo di Birkenau (Auschwitz 2) per uno sguardo al campo molto più grande del primo. Alle 16,30 partiamo. A nord-ovest vediamo i Carpazi, la pianura é finita e la strada si fa tortuosa con vari saliscendi in mezzo a piccole verdi colline.

Un vento teso ha rannuvolato il cielo sereno del mattino. Alle 17,15 il pullman ci scarica al volo nel centro di Wadowice, città natale di papa Giovanni Paolo II. Ci dirigiamo subito alla casa dove é vissuto, posta a fianco della chiesa. Oggi é stata la giornata delle file: prima per entrare nella cappella della Madonna Nera, poi nelle prigioni del campo di sterminio, ed ora per entrare nella casa natale del Papa ci mettiamo in fila ed aspettiamo.

Riusciamo ad entrare poco prima dell'orario di chiusura delle 17,45. Il primo piano della casa é stato trasformato in un piccolo museo con foto ed oggetti appartenuti al Papa (sci e scarponi, una pagaia, attrezzi per il campeggio in montagna). L'appuntamento, fissato per le 18,10 davanti alla chiesa, ci permette di visitarne l'interno ed all'uscita: foto di gruppo davanti alla statua di Karol Woitila. Raggiungiamo a piedi il pullman e partiamo.

Alle 19 una fermata fuori programma a Kalwaria Zebrzydowska, monte sacro della Polonia, dove sorge un grosso complesso con basilica e Monastero. Sulla cima del monte una delle stazioni dell'attuale via Crucis é la Cappella della Crocefissione, primitivo nucleo del santuario. Alle 20 arriviamo a Cracovia (Krakow).

Attraversiamo la città per raggiungere il nostro albergo Crown Plast, un quattro stelle un po' decentrato. Consegna delle chiavi, cena e sono le 22. Ormai nessuno ha voglia, vista la lunga giornata, di prendere un taxi ed andare in centro così rimandiamo a domani l'avventura.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario

(Foto di Paolo Vaccari)