Lunedì 28 giugno 2010


Dopo un breve percorso di 18 chilometri arriviamo a Battaglia. Il sole non è ancora riuscito a diradare la nebbia e fa freddo. Il monastero di Santa Maria da Vittoria, costruito in stile gotico per il voto espresso da Giovanni I, si trova a 2 chilometri dal punto dove avvenne, il 14 agosto 1385, la battaglia d'Aljubarrota contro le truppe castigliane che fu decisiva per l'indipendenza portoghese. Entriamo nella chiesa a tre navate, quella centrale è alta più di trenta metri. Sulla destra dell'ingresso si apre la grande cappella do Fondador con al centro il sarcofago di Giovanni I e di sua moglie Filippa de Lancaster. Sul lato sud le tombe dei loro figli. In fondo alla navata di sinistra si entra nel chiostro Reale in stile gotico con inserti manuellini nelle arcate. Sulla destra si apre una sala dove si trova il sepolcro del milite ignoto costantemente presidiato da due sentinelle. Sull'angolo opposto a quello di ingresso si accede in un secondo chiostro di forma tardo gotica, più spoglio del primo e da qui si passa all'esterno della basilica per entrare, dietro all'abside, nella cappella incompiuta a cui manca la copertura della cupola. Don Duarte volle costruire per sé e per i suoi successori questo panteon che rimase per varie vicende incompiuto. Magnifico il portico d'accesso di Mateus Fernandes ed il portale in pietra traforata con ananas e carciofi. Alle 10,30 partiamo diretti a Alcobaça. Scendiamo dal pullman poco lontano dalla chiesa che raggiungiamo a piedi. La facciata è di stile manuelino, mentre l'interno è stato spogliato delle sovrastrutture barocche e si presenta ora nella sua forma essenziale di gotico portoghese. L'edificio è a tre navate. É alto 21 metri e lungo 107 ed è la chiesa più grande del Portogallo. Nei due bracci del transetto le urne dove sono stati sepolti Dom Pedro I e l'amante Ines de Castro, sono state da poco restaurate e ripulite a tal punto da sembrare appena scolpite. Passiamo nel chiostro, il Claustro do Silencio con a fianco il refettorio, la sala con le statue dei re del Portogallo rivestita di azulejos che riproducono la storia del monastero, la sala capitolare e la cucina con un enorme camino e la dispensa. Lo spazio aperto davanti al monastero permette di avere una buona visione di insieme. Partiamo diretti verso l'oceano. La nebbia che era svanita, quando siamo vicino all'acqua ci avvolge nuovamente negandoci il bel panorama delle onde che si frangono sulla spiaggia e sul promontorio a fianco della città di Nazarè. Pranzo al ristorante Mar Bravo dove ci servono, come la definisce Pino, un'insalata e una zuppa "al mare" e un'ottima orata ai ferri. Betta non perde tempo e si bagna i piedi nell'acqua, così facendo è riuscita a immergerli in tre oceani.

Raggiungiamo la città di Obidos, arroccata su uno sperone montuoso, tutta contornata da mura che è possibile percorrere a piedi lungo il camminamento di ronda. Il castello è stato trasformato in una esclusiva posada. Passeggiamo lungo la strada principale che passa davanti alle due chiese di Santa Maria e di San Pedro.

Specialità locale è la Ginja d'Obidos, un liquore di ciliege. Magnifiche le piante rampicanti fiorite lungo le strade, unico assente il sole che non è riuscito a bucare la nebbia. Alle 17,30 partiamo e alle 19 arriviamo a Lisbona all'hotel Olissippo. Dopo cena una corsa in centro per prendere contatto con la città. Il taxi ci scarica in piazza Pedro V detta Rossio, chiusa da un lato dal teatro, con due fontane e una colonna centrale.

Passiamo nella vicina piazza do Figueira e percorriamo Rua da Prata sino alla plaça do Commercio, un quadrato di circa 200 metri di lato che si apre scenograficamente sull'estuario del Tago. Passiamo sotto l'arco della via Augusta, strada pedonalizzata attraversata dal traffico delle auto lungo le vie che la incrociano, che percorriamo sino a tornare al Rossio, Fermiamo un taxi libero e con meno di sei euro torniamo in albergo.

Prosegui

Torna alla pagina iniziale del diario