Giovedì 18 giugno 2015.

Alle 8,15 si parte per l'ultima giornata di viaggio diretti a Saintes Maries de la Mer. Greta è una giovane signora bruna nata a Foligno che da tre anni si è trasferita a Marsiglia con la famiglia. Percorriamo come al solito la Corniche dopo essere passati davanti alla statua del David. Scorgiamo distintamente le Chateau d'If dove Alexandre Dumas ha immaginato fosse stato imprigionato il personaggio del romanzo: il Conte di Montecristo. Dopo mezz'ora arriviamo al vecchio porto davanti a l'Ombriere di Norman Foster, un'alta tettoia di acciaio dove si riflette l'immagine di chi si trova a passare al di sotto. Alle 9,10 riusciamo ad uscire dalla città. Pochi minuti dopo all'imbocco dell'autostrada troviamo la solita fila molto più lunga degli altri giorni e procediamo a rilento. Temiamo di restare imbottigliati ma contro ogni aspettativa dopo pochi minuti la situazione si sbroglia e alle 9,30 ci fermiamo alla consueta area di servizio. La raccomandazione è di fare una sosta il più breve possibile e in poco più di dieci minuti siamo di nuovo tutti a bordo per proseguire il viaggio. Attraversiamo ancora una volta la piana del la Crau, vecchio letto preistorico del Rodano arido e sassoso. Nel diciannovesimo secolo Adam De Crapon ha realizzato un sistema di canali che l'ha resa fertile. Ora vi si produce un fieno AOC (d'origine controllata) particolarmente richiesto come foraggio per cavalli. La nostra meta ha come patrone Maria Giacoma sorella della Madonna e Maria Salomé madre degli apostoli Giovanni e Giacomo. La leggenda vuole che siano state abbandonate in mare dagli Ebrei di Gerusalemme nell'anno 40 d. Cristo. La serva nera Sara si dispera ed il suo mantello diventa miracolosamente una zattera che raccoglie tutti e li porta in salvo alle foci del Rodano. Qui approdano dove ora sorge la città e costruiscono un oratorio come ringraziamento. Del gruppo Lazzaro sarà apostolo a Marsiglia, Maria Maddalena continuerà la sua penitenza a Sainte Baume, Marta andrà a Tarascona dove renderà mansueta la tarasque il mitico mostro che infestava le acque del Rodano. Al posto dell'oratorio viene costruita una chiesa che è stata ampliata con fattezze romaniche. Nel medioevo, non esistendo mura a protezione della città, viene fortificata la chiesa che ora appare come un vero fortilizio. Tutto attorno piccole case piene di piccoli negozi per turisti. Scendiamo dal pullman alle 10,45 e ci incamminiamo lungo le strade passando davanti al nuovo edificio dell'Hotel de la Ville. Svoltiamo a destra e ci fermiamo davanti alla vecchia sede del municipio oggi sede del museo Baroncelli chiuso per restauri ed arriviamo alla chiesa che domina il paese.

L'ingresso è posto su un fianco dal lato nord. L'interno è spoglio con la pietra a vista. A metà dell'unica navata sul lato sinistro due statue che raffigurano le due Marie sono contornate da numerosi ex voto. Entriamo nella cripta che è ancora più spoglia e buia. All'uscita la nostra guida ci dà appuntamento per le 11,50 per lasciarci passeggiare fra i negozi.

Alcune zingare stanno aggirandosi minacciose fra i turisti e raddoppiamo l'attenzione, muovendoci con circospezione, cercando di guardarci alle spalle. Quando meno te lo aspetti te le trovi vicino con la scusa di regalarti un'immagine di Sara protettrice dei Gitani. Dopo esserci ritrovati tutti assieme, Greta si mette alla testa del gruppo e a passo di carica si dirige verso il mare per poi girare a destra. Il nostro ristorante l'Amirauté si trova quasi alla fine del paese sul lungomare vicino al parcheggio degli autobus. Ci vengono serviti i piatti tipici della Gamargue che gradiamo particolarmente: Soupe de Poisson con crutons, fromage rape e Souce ruille (olio, aglio, rosso d'uovo e zafferano), spezzatino di toro con riso, torta di mele calda. Come vino un ottimo Chateau Saint André. Alle 14 il pullman ci porta all'imbarco del Tiki III una motonave capace di trasportare 200 persone con una discutibile trasformazione in una tipica imbarcazione fluviale del West, con un doppio finto fumaiolo ed una ruota a poppa. Alle 14,30 in punto la barca lascia l'ormeggio che si trova sul piccolo Rodano vicino al mare. La navigazione prosegue per 45 minuti quindi ci fermiamo ad un approdo per caricare altri passeggeri ed invertiamo la rotta. Passiamo di nuovo davanti alle rive da cui spuntano le canne e dietro campi incolti dove pascolano i tori.

Poco prima della serie di piccole ma pregevoli abitazioni in legno destinate alle vacanze con davanti un approdo, la barca rallenta e in uno spiazzo arriva una piccola mandria di tori e cavalli condotta da una guardienne a cavallo. Si fermano qualche minuto per farsi ammirare dai passeggeri per poi ritornare al galoppo là da dove sono venuti.

Alle 16,45 sbarchiamo e partiamo diretti a Aigues Mortes, un piccolo paese medioevale tutto contornato da mura rimasto intatto. É stato costruito all'epoca delle due ultime crociate che da qui sono partite.

É formato da cinque strade in senso longitudinale e da altre cinque che le intersecano perpendicolarmente con al centro una piazza a fianco della chiesa. Usciamo dal borgo sul lato sud dalla parte opposta a quella da cui siamo entrati e riusciamo a fotografare le mura ben illuminate dal sole. A circa un chilometro si vedono i bianchi mucchi delle saline.

Ormai siamo stanchi e pochi hanno voglia di fare acquisti nei negozi del paese così arriviamo al pullman puntuali alle 18 per il ritorno in albergo. Vista l'ora tarda il traffico della città è già stato smaltito e alle 20,45 arriviamo all'hotel. Ceniamo al solito ristorante mentre sei di noi sono scesi al porto per trascorrere lì la serata. Quando usciamo dal Jardin de la ville li vediamo rientrare in taxi. Fermiamo il mezzo che hanno usato e ci facciamo portare alla grande chiesa che domina la città. Purtroppo il piazzale davanti all'edificio la sera è chiuso e ci fermiamo davanti al cancello ma la chiesa si vede ugualmente ben illuminata. Sotto di noi le mille luci della città. Rientriamo in camera e mi metto a letto. Per fare i bagagli ci penserò domani mattina.


Venerdì 19 giugno 2015.

Gli orari che ci impone Tullia sono un po' esagerati: bagagli davanti al pullman alle 7,30 e partenza alle 8. L'aereo decolla alle 12 e pur essendo l'aeroporto lontano dalla città ci sembra che il margine di sicurezza sia eccessivo. Infatti arriviamo nella hall davanti agli sportelli del check-in alle 9,15 mentre lo sportello dell'Alitalia apre solamente alle 10. Negli schermi che elencano i voli per il check-in è indicata genericamente l'area 1 e per l'imbarco il gate 24. Manca la comunicazione del numero dello sportello dove rivolgersi. Alcuni componenti del nostro gruppo si allineano davanti allo sportello numero 1 immaginando che fosse quello giusto, corrispondendo al numero dell'area. Paola si informa e scopre che i numeri degli sportelli di cui si serve l'Alitalia normalmente sono il 33 ed il 34. Grazie all'informazione riusciamo a consegnare i nostri bagagli per primi ed arrivare con calma ai controlli di sicurezza. Qui mi fanno vuotare tutto lo zaino dove avevo riposto la telecamera e la macchina fotografica assieme a tutti gli accessori. Aspettiamo davanti alla porta di imbarco. La sala di attesa è grande ed il numero dei posti a sedere proporzionato alle persone in attesa. Pochi minuti prima delle 12 entriamo nell'aereo per tornare a casa. Tullia ci ha salutato quando ancora eravamo in pullman e si è scusata per averci rovinato il viaggio. No non ce l'ha rovinato anche se le incomprensioni e la differenza di vedute fra lei e Salvatore hanno pesato fortemente sulla buona riuscita del tour. Ci ha trattato come scolaretti minacciando che ci avrebbe lasciato in albergo se non fossimo stati puntuali ed ha dichiarato che non avrebbe aspettato chi si attardava lungo il percorso. Il tour è stato affascinante ma faticoso. I trasferimenti in pullman sono stati eccessivi. Tolto il tempo per il riposo notturno e quello impiegato per i pasti il 30% del viaggio è stato usato per le visite e per il rimanente 70% siamo stati chiusi in pullman. Ho la tentazione di cambiare il titolo del viaggio. Anziché sei giorni in Provenza mi viene voglia di intitolarlo: sei giorni in pullman!

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