Lunedì 10 ottobre 2005

Tozeur-Chott el Jerid-Kebili-Zafrane-Douz (Km. 182)

Alle sette suona la sveglia, ma abbiamo già aperto gli occhi da un'ora e mezza. Entriamo per primi nella sala per la colazione. Il sole sorge di fronte alla piscina e l'effetto scenografico é affascinante.

Stanno facendo colazione anche alcuni cacciatori tedeschi, giunti qui per il passo degli uccelli migratori.

Alle 8 la guida ci illustra il programma della giornata e subito dopo: partenza!

Ci fermiamo al quartiere di Oulet el-Hadef nel centro di Tozeur, caratteristico per la decorazione dei muri in mattoni. Facendone sporgere o rientrare alcuni i costruttori hanno formato delle vere e proprie decorazioni geometriche. Le case più antiche risalgono al XIV secolo. Ci addentriamo lungo i vicoli stretti e nei passaggi sotto le case che hanno il soffitto retto da travi di legno di palma. Il vecchio si mescola al rifatto e tutto l'insieme delle vie ha un'aria di abbandono. Sono persino pochi i negozi per turisti che si aprono sulle viuzze ed il quartiere sembra quasi disabitato. Sarà forse l'ora mattutina ma il senso di vuoto si percepisce in più luoghi. Usciamo dai vicoli e ci dirigiamo verso la strada principale della città che si diparte da place Ibn Chabbat con negozi ed empori. Abbiamo mezz'ora di libertà. Davanti ad ogni negozio staziona il gestore che ci invita con insistenza ad entrare per guardare la merce esposta. Uno di questi invece di insistere mi squadra dalla testa ai piedi come se volesse valutare la mia capacità d'acquisto dal mio aspetto. Probabilmente non lo convinco: indica le mie scarpe mi fa notare che hanno la punta spellata e se ne meraviglia. Prima che comode e utili probabilmente qui devono essere lucide ed impeccabili. Raggiungiamo il punto dell'appuntamento e in macchina proseguiamo per il palmeto. Saliamo su una serie di calessi a quattro posti, con ruote ricoperte da vecchi copertoni: il prezzo per la passeggiata é di cinque euro a persona.

Il nostro calesse é trainato da un ronzino che a mala pena si regge in piedi. Si tratta di una cavalla di otto anni che si chiama Aziza. Sotto la pelle si contano tutte le costole e le anche spuntano dalle cosce smunte. Sembra che debba crollare da un momento all'altro, ma pian piano prosegue il suo cammino. Quasi tutti gli altri mezzi ci superano e mangiamo la polvere.

Ci fermiamo per visitare a piedi una parte dell'immenso palmeto che occupa oltre 1000 ettari. Le palme proteggono una serie più bassa di alberi: albicocchi, gelsi, banani ed ai piedi di questi ultimi si trovano le coltivazioni di ortaggi. Si tratta di un sistema costruito dall'uomo e mantenuto nei secoli che garantisce di sfruttare al meglio una risorsa idrica limitata. Proseguiamo il giro per raggiungere nuovamente il punto di partenza. Aziza avanza lentamente e conosce così bene il percorso da accelerare da sola al momento giusto per poter superare la successiva salita.

Ripresi i fuoristrada attraversiamo lo Chott el Jerid, il deserto di sale, percorrendo un terrapieno costruito una trentina di anni fa che taglia in due la depressione lungo la vecchia via romana che attraversava il deserto. Esistono tre tipi di deserto: chot di sale, reg di roccia ed erg di sabbia. L'immensa distesa salata fa impressione e si distende sino alle montagne che la circondano. Ci fermiamo due volte per fotografare il panorama.

Usciti dal deserto attraversiamo vari paesi. Anche qui come a Tozeur vediamo numerosi ragazzi davanti agli edifici scolastici. Possibile che passiamo davanti alle scuole sempre all'ora di ricreazione? Hamda ci spiega che non ci sono aule per tutti e così si usano i turni e le lezioni non sono continuate ma le varie classi si alternano ogni venti minuti. Alle 13,30 arriviamo all'albergo Tuoareg di Douz. Entriamo nella hall. Non riusciamo a capire se prima pranzeremo o ci daranno le stanze. Non avviene né la prima né la seconda cosa. Hamda si attacca al cellulare e si rivolge con freddezza all'addetto alla reception. Dopo una serie di trattative ed aver compilato il solito questionario con i dati dei documenti riusciamo ad ottenere le chiavi delle stanze. Nessun facchino é pronto ad aiutarci ed ognuno si precipita alla ricerca della propria stanza. L'albergo si sviluppa orizzontalmente su tre piani ma l'unico ascensore non funziona ed arranchiamo sino al secondo con le valige in mano. Nella proposta del viaggio fra le varie voci comprese nella quota di partecipazione c'era il facchinaggio ma é la seconda volta in tre giorni che al nostro arrivo non c'é nessun addetto ad attenderci. Alle 14,30, terminate le operazioni, entriamo in sala da pranzo e ci servono un piatto di verdure fresche tagliate fini, una salsa di peperone, carne bianca e scura, dura e senza sapore, con patate fritte, piselli e carote. Alle 15,30 si riparte, senza il promesso riposo di un'ora che se ne é andato con i problemi di cui nessuno ci ha dato spiegazione alcuna.

Ci dirigiamo a Es-Sabria per salire su una duna ed affacciarci sul deserto di sabbia. I nostri autisti ci fanno provare l'emozione di un piccolo safari sulle dune con relativo insabbiamento dei mezzi. Quindi ci fermiamo in una nuova oasi sotto ad un palmeto. Assaggiamo i datteri maturi appena raccolti dagli alberi: sono squisiti.

Seguendo una diversa strada ritorniamo indietro e nei pressi di Zaafrane ci fermiamo per una passeggiata sul dorso dei dromedari. Per quindici euro a testa ci fanno salire in groppa ad un dromedario e ci conducono lungo le dune. L'esperienza é divertente e ci coinvolge. Il paesaggio é stupendo. La giornata senza vento ci regala un tramonto spettacolare

Ci fermiamo per ammirarlo e, risaliti sugli animali, pian piano ritorniamo. Al nostro arrivo é già buio e gli autisti hanno organizzato un piccolo locale da ballo con i fari delle auto e l'impianto stereo di uno dei mezzi. Rientriamo in albergo e con una lunga doccia ci liberiamo della polvere finissima che si é infilata sotto i nostri vestiti.

Cena alle 20 e alle dieci rientriamo in camera. Fuori non c'é nulla da vedere al di là della sbarra del nostro albergo. Domani sveglia alle sei ed alle sette si parte per Djerba.

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