Lunedì 4 giugno 2007

Il malato di ieri è risorto ma altri hanno preso il suo posto. Ci sono delle defezioni per il programma della mattinata.
Alle nove partiamo diretti al mausoleo dei Samanidi, alla tomba di Ismael Samani.

Attorno c'era un cimitero. Oggi hanno costruito al suo posto un parco divertimenti.

All'interno del mausoleo si trova la sorgente di Giobbe. La costruzione ha forma cubica sormontata da una semisfera e le decorazioni dell'esterno sono ottenute con lo spostamento alternato dei mattoni a vista.
La tradizione vuole che espresso un desiderio, dopo aver girato per tre volte attorno al mausoleo in senso antiorario, questo si avveri.

Raggiungiamo poco lontano il Chashma Ayub. Narra la tradizione che qui passò il profeta Giobbe e dal punto in cui il suo bastone toccò la terra sgorgò una sorgente. La moschea costruita in varie epoche ha tre diverse sale con la prima sormontata da una cupola a forma conica
La visita successiva ci porta davanti alla moschea delle quaranta colonne.

Il porticato ligneo è retto da lunghe colonne in legno in due pezzi ed un capitello. Davanti alla costruzione si trova una delle oltre cento vasche che esistevano a Bukara, quasi tutte chiuse perché infestate da vermi parassiti.

Attraversiamo la strada per raggiungere la fortezza costruita su una collinetta artificiale nel 1700, con una pianta che ricalca la forma della costellazione dell'orsa maggiore.
Passiamo lungo un accesso coperto con le travi del soffitto in legno. All'interno visitiamo la moschea dell'emiro ed il cortile delle udienze.

I muraglioni della fortezza sono tutti stati ricostruiti. Ormai il sole è alto e fa molto caldo. Spira una leggera brezza che attenua la sensazione del calore.

Saliamo di nuovo in pullman per un breve spostamento che ci porta alla piazza Poi Kalyan. Sulla destra la moschea con il minareto e sulla sinistra la madrasa di Miri Arab.
Entriamo nella moschea. Sulla sinistra un doppio porticato fiancheggia il cortile e porta sino alla cappella che si trova in direzione della Mecca.

Visitiamo l'ingresso della madrasa e qui ci dobbiamo fermare. L'edificio funziona ancora come scuola coranica e sono in corso gli esami. Chi vuole può salire sul minareto. Dopo aver pagato 4500 sum ed aver scalato 140 gradini è possibile affacciarsi alle finestrelle per ammirare il panorama della città. Non si tratta di gradini ma di gradoni: ognuno supera i trenta centimetri di altezza e si sale lungo una stretta scala a chiocciola senza corrimani, illuminata ogni mezzo giro da una finestrella.

Usciti sul terrazzino la vista è molto bella. Si scorge la madrasa sottostante, la moschea ed il forte. Il resto dei tetti è di un uniforme colore grigio chiaro. All'orizzonte non si scorgono montagne. Dopo un saluto gridato agli amici rimasti sulla piazza, inizio a scendere. La discesa non è meno impegnativa della salita per i gradini consunti, ma alla fine siamo soddisfatti della nostra piccola impresa.

E' mezzogiorno passato ed entriamo nel negozio governativo della vendita dei tappeti e delle sete ricamate. Ci viene offerto del tè e l'ambiente è rinfrescato da un potente condizionatore. Terminate le contrattazioni rientriamo in albergo all'una per il pranzo. L'appuntamento per la visita del mercato è alle 15,30.

Scesi dal pullman nello stesso punto dove siamo saliti poche ore fa, ci dirigiamo nella zona della Bukara commerciale. Troviamo una serie di edifici con volte, cupole e portici a forma di croce greca ognuno specializzato in un commercio particolare: Toki Zargaron, la cupola dei gioiellieri, Toki Saftaron, la cupola dei cambiavalute, Toki Telpak Furoshon, la cupola dei venditori di cappelli.


Arriviamo davanti alle madrase gemelle poste una di fronte all'altra. Entriamo in quella di destra che è in restauro: davanti al portale un ponteggio copre la facciata. All'interno una piccola moschea.

Ci fermiamo nel cortile per acquisti: lungo tutto il percorso ogni anfratto è trasformato in un negozio e ognuno si attarda per la disperazione di Flora che vorrebbe spiegare a tutti la storia dei luoghi dove ci troviamo e quando, dopo aver aspettato a lungo l'arrivo dei ritardatari, comincia a parlare, arriva qualcuno che la rimprovera di aver cominciato senza averlo aspettato.

Ci fermiamo nella sala da tè Suk Read Spices per degustare tisane trattate con spezie.

Dopo esserci fermati ad ammirare la madrasa di Magok Atturi proseguiamo il nostro cammino incontrando altri edifici sino alla madrasa di Nodir Devon Begi dove ci aspetta uno spettacolo folcloristico: una serie di balletti inframmezzati da defilè accompagnati dal suono di un'orchestra formata da 10 musicisti che suonano strumenti locali.

Il cortile è stracolmo e lo spettacolo per turisti è di qualità inferiore a quella della rappresentazione vista a Samarcanda.

Alle 20 rientriamo in albergo carichi di sacchetti pieni degli oggetti acquistati, soddisfatti degli affari conclusi anche se siamo consci che i veri affari li hanno fatti i venditori.
Domani ci aspetta il trasferimento più lungo: 470 chilometri ed ognuno sta predisponendo il piano per non dover fare il viaggio in uno dei posti ritenuti peggiori.

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