Lunedì 22 novembre 2010.
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Martedì 23 novembre 2010.
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Quando arriviamo alla baia di Halong sono già passate le 13,30. Ci fermiamo a pranzo al Tung Shig Halong Pearl Hotel. La sala dell'albergo dove hanno preparato un buffet è tutta per noi. Alle 15 siamo davanti all'imbarcadero per salire sulla giunca che ci porta a fare un giro lungo la baia. Attraversiamo i canali fra le isole di roccia calcarea con le pareti a picco sul mare dalle forme più disparate. |
E' spuntato il sole e pur rimanendo una leggera foschia, ravviva il colore delle rocce e degli arbusti che vi crescono. Poi il regalo più atteso: il bel tramonto che aspettavamo da giorni. Dopo poco più di due ore ritorniamo e raggiungiamo l'Halong Plaza Hotel. |
La cena si rivela particolarmente ricca con sushi, sashimi, ostriche, pesce alla griglia e formaggi francesi. Facciamo quattro passi sul lungomare davanti alla baia. Otto di noi si dirigono a sinistra verso il ponte sospeso. Un uomo attira la loro attenzione e chiede se vogliono salire sul ponte. Si? Allora chiede mezzo dollaro a testa, incassa i soldi, li conta con meticolosità e porta i nostri amici ad un ascensore che sale a cento metri di altezza. Al ritorno quando stanno per scendere scoprono che il servizio è gratuito. Vietnam batte Italia otto a uno! |
Mercoledì 24 novembre 2010.
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Giovedì 25 novembre 2010.
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Recuperiamo i bagagli e li sistemiamo sul camioncino che li porterà in albergo. Noi entriamo in città per visitare il museo delle sculture Cham. Ritroviamo Shiba, Ganesch e Garuda. Curioso il modo di raffigurare la fecondità: tutt'attorno ad alcuni piedistalli una corona di seni. Mentre siamo dentro al museo che si trova in una costruzione di colore ocra chiaro ad un piano, tranne l'ultima sala che ne ha due, cade uno scroscio violento di pioggia che dura pochi minuti. |
Partiamo diretti a Hoi An. Dopo pochi chilometri ci fermiamo al Handicrafts Sculture Factory Tian Hieu 3. Siamo nella zona di estrazione del marmo ed il negozio vende manufatti di tutte le misure e fattezze. La maggior parte delle sculture esposte sembra difficilmente trasportabile come bagaglio a mano! Proseguiamo il nostro viaggio e dopo poco arriviamo alla vecchia città con gli edifici di stile coloniale. In ogni costruzione si apre un negozio sulla strada. Passiamo prima dal mercato della frutta e verdura. Una donna attira la nostra attenzione e offre di farsi fotografare assieme a lei. Alla fine chiede un dollaro. La richiesta mi sembra eccessiva e, dato che mi sono offerto io di scattare la foto, le porgo una banconota locale di valore più basso che la donna rifiuta sdegnata. Passiamo davanti al fiume dove le barche stanno traghettando motorini e biciclette da una sponda all'altra. Ci fermiamo per il pranzo al Tam Tam Jardin. |
La sala al piano terra è aperta e, nonostante siano cadute due gocce di pioggia, è abbastanza calda. Le cameriere mettono in azione veloci ventilatori, ma temiamo che possano darci più fastidio che beneficio e li facciamo spegnere. Buono il pranzo con portate raffinate. |
Dopo pranzo visitiamo per prima la Congregazione Cantonese Hoi Quan Quang Dong. Nel cortile una fontana a mosaico a forma di drago, sul fondo una sala con la statua del generale Quan Cong affiancata da quella della Dea del Mare e del Dio della Fortuna. |
Appese al soffitto delle grandi spirali di incenso a forma di campana accese. Attraversiamo il ponte giapponese: un passaggio coperto lungo circa 20 metri con una struttura ad arco che poggia su pilastri. A metà del ponte un tempietto. |
Subito al di là del ponte ci fermiamo a visitare la casa di Phung Hung, un edificio in legno a due piani che Van definisce di stile cinese, giapponese e vietnamita. Pur non conoscendo a fondo i tre stili, faccio fatica a trovare le singole somiglianze. Abbiamo un'ora di libertà ed ognuno si perde fra le strade ed i negozi a caccia di souvenir. |
Ritornati al punto di partenza, nell'attesa che il gruppo sia al completo, riprendo un'anziana signora seduta sull'asta del suo bilanciere appoggiato fra la strada ed il marciapiede. Sta masticando il Belem, un miscuglio composto da una noce, dalla foglia dell'albero ed un po' di calce che produce una salivazione rossa che le scende dagli angoli della bocca. Ricordandomi della reazione della donna al mercato, le allungo una banconota di taglio maggiore ed il sorriso, pur senza denti, che mi rivolge è quello delle grandi occasioni. Proseguiamo a piedi ed arriviamo all'opificio Thang Loi. Qui sono al lavoro squadre di donne che eseguono ricami artistici su seta. Betta e Marianna decidono di acquistare due tovaglie proprio quando Maria stabilisce che è l'ora di ripartire. Ci si mette di mezzo anche la commessa che ha difficoltà coi resti e così siamo gli ultimi a tornare in pullman. L'albergo è poco lontano. Una costruzione centrale con tante villette a due piani ognuna con quattro stanze, con il mare da una parte ed un canale dall'altra. Particolarmente suggestiva la cena in una sala aperta sul canale, mentre due uomini su una barca dispongono sull'acqua tante lampade colorate illuminate da una candela. Dalla parte opposta il mare è mosso. Soffia il vento e ci addormentiamo col rumore delle onde che si frangono sulla riva. |
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