Martedì 11 settembre 2007

Questa mattina ci mettiamo avanti col programma: ore 9 Messa, alle 9,30 colazione ed alle 10 partenza diretti a Matenadaran, museo e biblioteca con manoscritti antichi ricchi di miniature. La costruzione, di recente fattura (1959), è situata al capo nord di via Mashtots che attraversa tutto il centro della città sino alla fabbrica del cognac Ararat. Davanti all'edificio la statua dell'inventore dell'alfabeto armeno che ha 39 caratteri. Nel museo sono custoditi 17.000 manoscritti e 100.000 documenti moderni e medievali. In una sala al primo piano ne sono in mostra una piccola parte per dare un'idea della ricchezza della collezione. Risaliamo in pullman e lasciamo la città dirigendoci ad est. Appena usciti il panorama diventa spoglio e brullo, tranne piccole macchie alberate attorno ai villaggi. L'albero più diffuso è il noce e le donne ricavano dai frutti, raccolti prima di giungere alla completa maturazione, la marmellata di noci. Preparano anche torte e dolci che mettono in vendita lungo la strada.

Ci fermiamo a Garnì. Su un promontorio roccioso, sopra la profonda valle scavata dal fiume ci sono i resti di una fortezza romana e un tempio ellenico dedicato al dio Elios del primo secolo dopo Cristo. Restaurato più volte ed ancora in buone condizioni. Il restauro, ultimato da pochi anni ha sostituito i pezzi mancanti sottolineando bene la differenza con quelli originali.

Soffia una leggera brezza che mitiga il caldo del sole di mezzogiorno. A fianco del tempio i resti di una chiesa circolare e poco distante quelli delle terme protetti da una costruzione in metallo e plastica. All'interno sono visibili da una passerella il calidarium, il tiepidarium, il frigidarium e nella stanza in fondo i resti di un mosaico. Risaliamo in pullman per raggiungere un ristorante all'aperto che Viktorya definisce un agriturismo. Qui il padrone di casa a fianco della sua dimora ha realizzato in un cortile, chiuso da mura in pietra, un barbecue interrato per cuocere la carne e vari angoli coperti dove sono disposte la tavole. Raggiungiamo il monastero rupestre di Geghard.

In una stretta valle a fianco di un ruscello si trova un complesso di chiese scavate nella roccia e contornate da un muro di cinta. Le varie cappelle disposte su due piani prendono luce da un'apertura sulla sommità della cupola e sono particolarmente suggestive.

L'ultima è stata costruita fuori terra e davanti alla chiesa è stato costruito il gavit con quattro colonne che reggono il soffitto a volta.

Nella chiesa più interna al secondo piano la nostra guida ci dà una prova della perfetta acustica dell'ambiente intonando un canto melodioso con grande maestria. Rientriamo in città ripercorrendo la stessa strada e dopo circa un'ora arriviamo. Recuperiamo la seconda visita che non abbiamo fatto sabato, al monumento, in stile sovietico, della madre Armenia, una gigantesca statua che regge in mano una spada. Nel basamento si trova il sacrario dedicato al caduti con la tomba del Milite Ignoto, con tanto di carri armati e razzi posti su piedistalli. Il monumento è posto a nord rispetto alla città ed è presto per vedere i panorama: il sole ancora alto dà rilievo ad una foschia che rende difficile distinguere case e palazzi. Anche del monte Ararat si intravede solo la sagoma. Ancora pochi minuti in pullman ed arriviamo dopo le 18 in albergo.

E' stata cancellata la visita alla fabbrica di cognac che era prevista nel programma di venerdì. Ma se vogliamo possiamo andarci ugualmente, lo possiamo fare con un supplemento di sette euro. Ci sembra strano che un'attività prevista sia stata tolta dal programma perché il tour operator locale non si é accordato sul costo dell'iniziativa, ma la responsabile dell'agenzia sta a Roma e le decisioni intercontinentali diventano difficili. Alle 20 si va a cena all'Arca di Noé. Il ristorante ha molte più pretese di quello che può esprimere. Ci sono perfino un addetto alla sicurezza in un gabbiotto esterno sulla strada e la guardarobiera, ma il locale si trova in un seminterrato freddo e maleodorante. L'arredamento è tetro e oltre a noi nella sala principale ci sono solamente quattro avventori.

Riprendiamo il pullman e scendiamo come le altre sere in piazza Repubblica per telefonare a casa dal posto telefonico pubblico aperto 24 ore. E' ancora presto e per essere sicuri di trovare qualcuno a casa, facciamo due passi per trascorrere un po' di tempo. Entriamo in un negozio che vende musica e souvenir.

Trovo due CD che possono servire per musicare il video che sto girando ed assieme a Paolo decidiamo di acquistarne un per uno.

Pago il mio mentre Paolo si attarda e decide di acquistare anche due melograni di coccio. Quando sta per pagare chiede uno sconto e dopo una divertente trattativa lo ottiene. A questo punto il venditore, senza che io chieda nulla, mi restituisce una parte dei dram pagati. Sorrido e mi complimento con lui, ma rimango un po' male per la mia timidezza che raramente mi porta a mercanteggiare. Alle 23.15 rientriamo tutti salvi, dopo aver evitato di essere investiti ai passaggi pedonali dagli automobilisti che, anziché rallentare quando vedono un pedone, accelerano e se sono buoni ti schivano.

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