Lunedì 5 marzo 2007
L'aereo comincia a rullare. Siamo usciti di casa alle 13 per essere puntuali al check-in e solo dopo tre ore inizia il viaggio.
Abbiamo aderito all'offerta dell'Arcal Rai e della Garden Travel per un tour nell'India del nord. Da Venezia stanno partendo Sandra, cugina di mia moglie Elisabetta, e suo marito Remo. A Roma, oltre che con loro, l'appuntamento è con Marianna e Carlotta, compagne della prima avventura in India del sud di quattro anni fa, mentre Paolo e Simonetta hanno dovuto rinunciare. Non solo perché è un tour che hanno già fatto, ma i lavori di rifacimento della facciata del palazzo dove abitano li costringono a presidiare l'appartamento che non può essere abbandonato per quindici giorni.
L'attesa all'aeroporto di Roma è lunga e solo alle 20 ci troviamo col nostro accompagnatore Alex e formiamo il gruppo: siamo in 32, tour leader compreso. Le procedure per l'imbarco sono lentissime ed ancora più lunga è l'attesa a bordo: ci hanno fatto salire un'ora prima del decollo.
Meta del secondo volo della giornata, della durata di tre ore, è Doha, capitale del Qatar. Viaggiamo su un Airbus 330 della Quatar Airways.
Di lì un altro aereo ci porterà in cinque ore a Delhi.
A mezzanotte ci servono due panini, alle due la colazione: l'attentato all'integrità del nostro apparato digerente inizia subito.

 

Martedì 6 marzo 2007
Scesi dall'aereo il pullman ci fa fare un lungo giro attorno al perimetro dell'aeroporto e ci sbarca nella sala transiti, piena di gente. Doha è punto di smistamento per molte destinazioni e le prime ore del mattino sono ore di punta. Passiamo tutti e subito il controllo dei bagagli per la sicurezza, poi vaghiamo lungo i saloni di attesa e passeggiamo fra i negozi. Marianna non perde tempo ed inizia subito a comperare.
Alle 9 ci imbarchiamo. Alessandro ricompone le coppie del gruppo che erano state quasi tutte spaiate al check-in di Roma: misteri dei programmi di imbarco!
Alle 15, dopo nove ore di volo, undici di attesa e due di sonno atterriamo a Delhi.
Alle 16,30 disbrigate le formalità di ingresso e cambiati gli Euro in Rupie, saliamo sul pullman e la nostra guida Dash ci accoglie infilando al collo di ciascuno una ghirlanda di fiori. Partiamo diretti al nostro albergo, Intercontinental the Grand, che si trova vicino al centro della città nuova. Il traffico è caotico. I tuc-tuc, taxi a tre ruote, sono onnipresenti.
Arriviamo in albergo dopo un'ora. In cambio delle chiavi Allessandro chiede i biglietti aerei per essere sicuro che non vadano persi e per fare per tempo la conferma della prenotazione del volo.
L'appuntamento con gli amici è per le 18,30 per una breve passeggiata nel centro.
Le valige tardano ad arrivare nelle stanze e l'appuntamento slitta.
Alle 19 usciamo dall'albergo. E' già buio ma il traffico non accenna a diminuire accompagnato da continui colpi di clacson.
Resistiamo alle insistenze di chi ci offre un passaggio o ci invita ad entrare in un negozio ed arriviamo alla Connaught place, una piazza circolare posta al centro della città contornata da una serie di portici con colonne di stile coloniale. Rientriamo in hotel e alle 20,30 ceniamo al ristorante Baluchi al secondo piano della hall dell'albergo, dove ci viene servita una cena tipica indiana con cibi piccantissimi e dolci dolcissimi.
Alle 22, stanchi, abbandoniamo il campo: domani il tour comincia davvero

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Mercoledì 7 marzo 2007
Alle nove siamo in pullman. La giornata è bellissima e splende un magnifico sole. La prima tappa è la moschea del venerdì. Nella città vecchia, dal pullman vediamo una serie di miseri negozietti e strettissime stradine che si inoltrano tra le case.
Scesi dal pullman saliamo la scalinata di accesso laterale alla moschea costruita in arenaria rossa e marmo bianco. Ci togliamo le scarpe ed infiliamo le calze o i soprascarpe che Alex ci ha distribuito.

Nell'ampio cortile un folto gruppo di piccioni mangia i semi che man mano un addetto sparge a terra. Non so se lo stia facendo per aumentare il numero dei volatili attorno al monumento o per preparare il lancio di una rete. Sul lato est si aprono due terrazze verso il Forte Rosso di cui riusciamo ad individuare la sagoma in controluce.

Nel centro del cortile la vasca per le abluzioni e sul lato ovest un porticato con al centro la cappella che indica la direzione della Mecca. Non ci sono altre sale. Per terra una serie di riquadri indicano il posto di ciascun fedele per la rituale preghiera.
Riprendiamo il pullman e percorriamo lunghi viali alberati. Ci fermiamo nel luogo dove è stato cremato Gandhi, tutt'attorno prati. Qui è stata eretta un'urna in marmo con un fuoco perenne. Un santone prega e quattro giardinieri fanno manutenzione al prato accovacciati servendosi di una piccola paletta. Una quinta persona in piedi sorveglia il loro lavoro all'ombra di un albero.
Stando in pullman passiamo davanti ad un grande arco che rappresenta la Porta dell'India, al Palazzo Presidenziale ed al Parlamento.
La città è molto verde con ampi viali alberati ed a fianco parchi e giardini con molti fiori.

Talloniamo due autobus locali: due camion con il cassone pieno di persone accovacciate. Su quello più vicino a noi viaggiano le donne sorvegliate da un solo uomo, sull'altro gli uomini. Attaccate alle alte sponde delle sacche. Interi villaggi fanno così dei pellegrinaggi a basso costo.
Ci fermiamo all'emporio Trans Asian Industries Exposition dove sono in vendita articoli di artigianato locale di qualità.

Ci sciorinano una serie di tappeti dopo averci fatto vedere un telaio davanti al quale lavora un uomo. La trama del disegno è riportata con una serie di numeri su strisce di cartone che man mano il tessitore consulta come uno spartito.
Al piano superiore le pashmine hanno maggior fortuna dei tappeti che nessuno ha comperato, anche se ci è stato offerto il the del Cashemere.
Quando usciamo Dash si informa con cortesia degli acquisti fatti e si complimenta con noi.
Il pranzo, sempre a base di specialità indiane lo facciamo al ristorante Walesa.

Quando risaliamo in pullman troviamo una nuova coppia di piccoli acrobati. (la prima l'abbiamo incontrata davanti all'emporio di artigianato). Lo spettacolo è triste ed Alex ci racconta, una volta risaliti in pullman, che si tratta di una nuova forma di accattonaggio iniziata solo da alcuni anni e non gli sembra sia il caso di incoraggiarla. Dopo aver pranzato andiamo a visitare il Qutb Minar, un'alta torre accanto ad una moschea costruita nel dodicesimo secolo, utilizzando le pietre di un tempio induista preesistente. Molti gli indiani in visita al monumento che è la più antica moschea con cortile esistente in India.

Diamo un'occhiata al Shra Lakshmi Narain Temple, tempio induista di recente costruzione in cui non possiamo entrare e scattiamo solo alcune foto all'esterno. Siamo continuamente attorniati da una serie di venditori e mendicanti che petulanti si avvicinano e, se non gli dai retta, ti toccano. Un ragazzo mi ha preso di mira e mi segue continuando a mostrarmi un album con una piccola raccolta di francobolli. Comincia a chiedermi 2400 rupie e, nonostante cerchi di non dargli retta, continua ad insistere ed a calare, arrivando alla metà del prezzo iniziale.

Poi cambia tattica e comincia a chiedere quanto vorrei offrirgli.
Più per togliermelo di dosso, che convinto ad acquistare, abbocco e gli offro 500 rupie. Ora dichiara che ne vorrebbe almeno ottocento. Convinto di essermi liberato della sua presenza faccio per salire sul pullman ed ecco che me lo mette in mano: cinquecento rupie vanno bene!
E adesso a chi regalo la mini collezione?

In pullman si diffonde il panico: è stato visto un topo! Immediatamente gli ultimi posti si vuotano. Dash, con molta prontezza, afferma che oggi è il giorno di Ganesh e chi vede un topo, che è la sua cavalcatura, diventa fortunato. Non si sa se per la speranza di rivedere il topo o tranquillizzati sulla non pericolosità del povero animale la situazione si normalizza e del topo, più spaventato degli occupanti del pullman, si perdono le tracce.
Poco lontano scendiamo dal pullman per visitare il tempio dei Sik.

Costoro si distinguono dal resto della popolazione per il capo sempre coperto da un turbante. Qui non basta togliersi le scarpe e mettersi i calzini o le pedule: bisogna camminare scalzi ed il capo deve essere coperto da un fazzoletto.
Dopo esserci così agghindati entriamo nel tempio attraverso un'entrata riservata ai turisti, mentre i fedeli passano più in basso e per entrare nel tempio immergono i piedi in due vasche poste sul loro cammino che si trovano a fianco della passerella che percorriamo.

Uno dei fedeli, non contento del pediluvio, si china, raccoglie un po' d'acqua dalla vasca col palmo della mano e la avvicina alle labbra.
All'interno dell'edificio, nel centro si trova un altare con sopra il libro sacro che incarna l'undicesimo profeta e viene trattato come una persona. Davanti un sacerdote che muove un ventaglio. Su un lato due donne accompagnate da un tamburo e una chitarra cantano. Dalla parte opposta i fedeli pregano.
Usciamo all'aperto di fianco al tempio.

Evitiamo con cura di farci propinare una pappetta di farina, burro e miele che viene offerta ai fedeli che hanno visitato il tempio. Scendiamo a fianco della grande vasca piena di grossi pesci gatto e carpe.
Il pullman ci porta in centro per un breve giro nel mercato nepalese. Una parte del gruppo torna a piedi in albergo che dista poco più di un chilometro. Noi abbiamo parecchie cose da trasportare e preferiamo rientrare in pullman.
E' difficile il dribbling di una serie di donne, con bambini piccoli che tengono in braccio o per mano, che con insistenza chiedono l'elemosina. Guai farsi prendere dalla compassione e dare ad una di queste una moneta. Immediatamente ci si trova circondati.
Dopo una doccia ed un accurato pediluvio, alle 19,45 siamo in pullman per andare fuori a cena. Mancano due signore. Sono tornate in tuc-tuc ma il conducente non ha capito quale fosse l'albergo e le ha portate altrove. Da qui sono salite su un taxi che le ha portate in un secondo albergo senza indovinare in quale fossimo ed ora sono su un terzo mezzo e stanno per arrivare. Andiamo al Park Balluci, che era il miglior ristorante dell'India. La cena, seppur buona, è simile a quella di oggi e molte sono le portate che ci sembrano uguali.
All'uscita del ristorante troviamo una mandria di mucche che tranquillamente sta rientrando passeggiando per la strada incurante del traffico. Ormai da generazioni questi animali sono abituati ad essere considerati sacri.
Alle 23,30 rientriamo in albergo. Domani sveglia alle sette: si parte diretti a Varanasi.

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