Domenica 11 marzo 2007
Alle 8,30 si parte per la visita della città. Carlotta ha ancora la febbre e deve rimanere in albergo.

La prima visita è al Taj Mahal capolavoro dell'arte mogul, fusione di stilemi islamici ed indiani. Mausoleo voluto dall'imperatore Shah Jahan per ospitare il corpo della moglie Mumtaz Mahal.
Dash ripete le raccomandazioni che ci ha fatto ieri: "Non portate cellulari, apparecchiature elettriche, sigarette, accendini, cibi, coltelli e forbici. Se li avete lasciateli in pullman".
Il nostro mezzo non può avvicinarsi al mausoleo e si ferma circa ad un chilometro.

Saliamo su vecchi calessi tirati da magri ronzini e ci disponiamo in due o tre per carretto e percorriamo il tragitto che ci separa dall'ingresso.
Per entrare veniamo sottoposti ad una perquisizione personale e le nostre borse vengono aperte. Entriamo nel primo cortile da est, poi ci dirigiamo a destra ed entriamo nella porta che conduce al mausoleo.
Qui dobbiamo pagare 25 rupie per la telecamera. Lo spettacolo al di là dell'arco è da mozzare il fiato.

Incorniciato da splendidi giardini e una serie di lunghe vasche con fontane sullo sfondo, davanti al fiume si erge la bianca costruzione contornata da quattro minareti.
Subito facciamo la foto ricordo del gruppo e ci riuniamo davanti ad un porticato di fianco all'ingresso dove uno scalpellino sta sbrecciando le lastre in arenaria rossa che servono per i restauri.

Terminata la spiegazione Dash ritira le cineprese. Ma come, abbiamo appena pagato ed adesso, senza neanche scendere i gradini che portano al giardino e senza aver percorso più di dieci metri, ce le ritirano. Le macchine fotografiche si possono usare e le telecamere no. Dash mi spiega che il divieto è stato posto quando gli apparecchi erano molto più grandi e c'era il pericolo che potessero contenere dell'esplosivo per recare danni al monumento. E per aggiornarlo cosa aspettano? Purtroppo si stabilisce una cosa e quando ci si dimentica del perché, si continua ad applicare il divieto senza una ragione.

Abbiamo quaranta minuti di libertà per visitare il monumento. Arriviamo alla terrazza , infiliamo le soprascarpe e saliamo le scale che portano all'ingresso della costruzione. Entriamo nella grande sala. Una serie di guardiani con fischietti e grida dirige il traffico dei turisti creando una grande confusione. Il luogo che dovrebbe essere silenzioso e raccolto sembra un incrocio in centro nell'ora di punta. Stupende le raffinate decorazioni ad intarsio del marmo bianco. Tornati all'esterno giriamo attorno al mausoleo e ci affacciamo alla terrazza prospiciente il fiume Jawab. Di fronte, sulla riva opposta i primi scavi per la costruzione del secondo mausoleo gemello che doveva essere costruito di fronte per il marito. Scendiamo nella terrazza sottostante e ci dirigiamo alla moschea formata anche qui da un grande porticato ad una sola navata. Al centro si trova la cappella che indica la direzione della Mecca. Nella pietra del pavimento sono tracciati gli spazi per la preghiera di ciascun fedele. Scendo nel giardino, tolgo le soprascarpe e mi affretto per fare una foto davanti alla vasca centrale col riflesso del mausoleo. Qui uno degli inservienti mi dà consigli su come fare meglio la foto e dopo mi indica di seguirlo perché c'è un punto in cui fare una foto particolare. Sto al gioco e lo seguo. Mi chiede la macchina fotografica e si sdraia sotto una panchina in marmo che ha le gambe a forma di arco. Le idee per guadagnarsi una mancia sono sempre imprevedibili!
Recuperata la cinepresa tenuta in ostaggio da Dash, usciamo dal complesso e saliamo per il ritorno su piccoli pulmini elettrici. Il ragazzo da cui abbiamo comprato un libro, quando siamo entrati, sui monumenti della città per un prezzo quattro volte più basso di quello richiesto, ci riconosce e ci sorride ringraziandoci. Segno che il prezzo finale pattuito era più che congruo e la trattativa deve averlo divertito.

Seconda visita della giornata al Forte Rosso costruito sempre lungo il fiume Yamuna ad ovest del Taj Mahal, costruito in blocchi di arenaria rossa.
La costruzione è iniziata nel 1565. Al suo interno palazzi in marmo finemente decorati.Entriamo dall'Amar Singh Gate dentro alla prima cinta muraria ed aspettiamo che Dash faccia i biglietti all'ombra di due alberi.

Piccoli scoiattoli si arrampicano lungo i tronchi emettendo forti squittii. Entriamo, passando oltre alla seconda cinta muraria nei cortili e nei palazzi situati ad est (Jahangir Mahal) e giungiamo alle terrazze davanti al fiume da cui si scorge in lontananza il Taj Mahal. Lungo le rive del fiume pascolano mandrie di bufali.

Proseguiamo attraversando nuovi cortili per sbucare infine nel Divan-i-am, la sala delle udienze pubbliche di Shah Jaanam, aperta su tre lati. L'imperatore amministrava la giustizia da un'elegante alcova in marmo posta al centro della parete di fondo. Il tempo stringe: abbiamo evitato di farci portare questa mattina in un negozio dove si vendono marmi intarsiati, decidendo di proseguire le visite previste dal programma nella mattinata.

Chi vorrà potrà vedere le tecniche di preparazione degli intarsi nel pomeriggio. Per raggiungere la tomba di I'timad-ad-daula, situata sulla riva opposta del fiume dobbiamo fare un lungo giro per attraversare il ponte. Ogni volta che saliamo sul pullman, veniamo assaliti da una marea di petulanti venditori che proseguono ad offrire braccialetti e collane anche quando, risaliti sulla vettura, siamo in attesa di ripartire. Ad Agra l'insistenza è particolarmente molesta e non sembra sia possibile passeggiare da soli per le strade del paese.

La Tomba di I'timad è situata all'interno di un muro perimetrale che racchiude eleganti giardini pieni di fiori. La luce all'interno della costruzione penetra da grate traforate in marmo, sulle pareti eleganti affreschi in parte rovinati dalle infiltrazioni.

Pranzo alle 14,15. L'appuntamento per chi vuole andare al negozio dei marmi è alle 16,30. Gli altri possono fermarsi nell'albergo a riposare, fare un bagno in piscina o raggiungere il centro della città. Marianna assiste Carlotta, Sandra e Remo salgono in camera, noi seguiamo il gruppo.
Interessante la spiegazione della preparazione degli intarsi che viene fatta ancora con un paziente lavoro fatto a mano, usando una mola azionata da un archetto ed una serie di punte per incidere il marmo. Gli intarsi in pietre dure, quando il disegno è completo, vengono incollati a caldo con una particolare pasta.
Finita la dimostrazione giriamo fra i negozi che oltre ai marmi hanno anche altri oggetti di antiquariato e contribuiamo al sostegno dell'economia indiana.
Una nuova sosta in un negozio di spezie che si trova nel fabbricato dove c'è l'albergo in cui alloggia Dash. Anche qui l'assedio dei mendicanti e dei venditori è incessante e le offerte e le contrattazioni si svolgono dalla porta e dai finestrini.
La febbre di Carlotta supera ancora i 39 gradi e la nostra preoccupazione aumenta. Dobbiamo partire in pullman per Jaipur e le ore di viaggio sono tante.

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