Domenica 12 ottobre 2008 - Fes
Alle 8,30, arrivato Kalil la guida locale, il pullman parte. Il programma prevede per tutta la mattinata la visita a piedi della Medina. Scendiamo davanti alla parte sud est della città fortificata ed entriamo nelle strette stradine. Sono le nove e la vita giornaliera della città sta cominciando. Vari negozi sono ancora chiusi e siamo noi e gli asini, che trasportano le merci, a riempire le vie.

Bisogna prestare attenzione alle piccole carovane di animali e fare subito strada perché non si fermano. I conducenti si fanno largo tra la folla gridando balak.Entriamo in un ruspante fonduk pieno più di animali che di clienti, poi ci fermiamo in una piazzetta di fronte ad una moschea, di fianco ad un negozio che vende filati, che assomigliano alla seta, ricavati da un vegetale.Poco più avanti entriamo nella Medersa Sahrij. Nel cortile mosaici, stucchi e legno di cedro finemente intagliato.

Al centro una vasca in cui si riflette il portone di ingresso. Lo stato di manutenzione lascia a desiderare ed in alcuni punti le decorazioni sono molto rovinate.

Attraversiamo il quartiere degli arrotini che azionano delle grosse mole con un pedale collegato direttamente all'asse centrale. L'operazione impegna tutto il corpo dell'uomo ad effettuare movimenti diversi e richiede una coordinazione funambolica che a noi sembra impossibile raggiungere.

Pian piano il numero delle persone aumenta e passare tutti assieme lungo gli stretti vicoli richiede attenzione. La guida ci precede, un aiutante chiude la fila ed un ragazzo ci indica i passaggi difficili: "Attenzione al gradino!"
Passiamo davanti al mausoleo di Moulay Idriss. La strada è chiusa agli ingressi da pali posti di traverso a circa un metro e mezzo di altezza. Servono per impedire il passaggio degli animali davanti al luogo sacro.
Arriviamo in piazza Mejarin davanti ad un secondo fonduk che doveva essere di qualità superiore. L'interno è raffinato e suntuoso. A fianco la fontana. Sul lato destro della piazza si apre un portone che conduce ad una via dove lavorano falegnami intagliatori. La specialità è la preparazione di sedie e divani per matrimoni che vengono affittati per le cerimonie.

Giungiamo davanti alla moschea di Qaraoiyine e diamo solo uno sguardo all'interno.

Un altro gruppo sta passando in senso opposto e guadagnare un posto per una foto è un'impresa.
Non possiamo assolutamente entrare nei luoghi destinati al culto e come consolazione ci viene spiegato che l'interno delle moschee è disadorno per non distogliere i fedeli dalla preghiera e così, a detta delle nostre guide, non perdiamo molto.

Anche un ambiente senza decorazioni, quando è destinato alla preghiera ed al raccoglimento, è sempre un luogo di grande attrattiva, proprio per la sua funzione.
Facciamo una sosta entrando in una casa dove ora si trova un negozio di tappeti. Ci vengono mostrati i tappeti berberi ed i tappeti tradizionali di Fes. La produzione di tappeti di qualità superiore oggi è in crisi perché non può più impiegare bambini che hanno dita più sottili per l'intreccio dei nodi più fini.
Ci mostrano uno dopo l'altro tappeti belli e particolari ma la richiesta è esorbitante ed anche se contrattando riuscissimo a diminuire della metà il prezzo richiesto, la cifra sarebbe sempre superiore a quella con cui si acquista un bel tappeto persiano in Italia.
Arriviamo in piazza R'Cif dove troviamo i negozi dei calderai, quindi Kalil ci porta nel quartiere della concerie. All'ingresso di un portone offrono ad ognuno di noi un rametto di menta da annusare per confondere il fetore che emana dal luogo. Saliamo lungo una serie di strette rampe di scale

Sino ad arrivare ad una terrazza. Sotto di noi uno spettacolo da inferno dantesco. In una serie di vasche sono al lavoro i conciatori che, a bagno in un liquido maleodorante sino alle ginocchia, immergono e sollevano una serie di pelli per conciarle e tingerle. Di fianco le vasche con la calce viva per togliere i peli residui delle pelli.

Il lavoro è tremendo e dopo pochi anni gli uomini, pagati a cottimo, hanno problemi reumatici, alla schiena, ai polmoni ed agli occhi. Ci spieghiamo così il numero elevato di ciechi che abbiamo incontrato lungo le vie.
Pranziamo al ristorante El Blida, a conduzione familiare, posto all'interno di una casa che assomiglia a quella dove siamo entrati per la dimostrazione dei tappeti. Anzi sembra la stessa, forse come nel film la stangata, hanno cambiato l'arredo dei locali mentre noi passeggiavamo.
Verdure cotte e salse. Kus kus con pollo, mandorle ed uvetta.

Raggiungiamo il pullman che è parcheggiato poco lontano ed iniziamo il programma del pomeriggio che segue al contrario l'itinerario che abbiamo percorso ieri sera. Entriamo nella medina dalla parte nord ovest dalla Bab Boujeloud e raggiungiamo la medersa Bouinania. Gli intarsi dei portoni sono magnifici anche se molto rovinati. All'interno del cortile scorreva il fiume davanti alla sala della preghiera a cui si accede da due ponticelli chiusi da due porte.


Torniamo sul pullman attraversando nuovamente la Bab Boujeloud che ha decorazioni di colore blu all'esterno e verde all'interno. Scendiamo davanti al palazzo reale. L'insieme era più affascinante di notte. Ora alla luce del sole mostra chiaramente che è stato fatto da poco tempo e con tecniche moderne.
Proseguiamo sino a giungere al quartiere ebraico ripercorrendo la via Bou Khssisat.

Ultima visita della giornata nella parte più bassa della città verso est dove si concentrano i forni a sansa dei ceramisti. Assistiamo ad una dimostrazione di come si facevano e fanno le ceramiche e di come vengono utilizzate le piastrelle per comporre i mosaici per fare tavole e fontane.
Poco dopo le 18 siamo di nuovo in albergo e ci fermiamo sulla terrazza ad ammirare lo splendido panorama della città.
Siamo un poco stanchi. Secondo la nostra guida abbiamo percorso più di cinque chilometri a piedi stando attenti a non essere investiti da uomini ed animali.
Domani attraversiamo l'atlante e ci aspetta un lungo percorso in pullman.

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