Sabato 11 ottobre 2008 - Rabat, Meknès, Fes |
All'ora fissata siamo tutti pronti in pullman, il tempo sta migliorando ed il cielo, se pur ancora velato, è senza grosse nubi. Raggiungiamo le mura del palazzo reale ed entriamo. All'interno ampie strade e curati giardini. Giungiamo di fianco alla moschea e a piedi ci dirigiamo verso il palazzo presidiato dalle guardie. Tutto il complesso viene utilizzato per la vita amministrativa del re e non serve da residenza. Non si può entrare e nemmeno avvicinarsi troppo. Poco dopo le 8 partiamo diretti a Volubilis. |
Anziché dirigerci direttamente a Meknès, imbocchiamo l'autostrada e procediamo verso nord sempre vicino alla costa. Attraversiamo la zona della foresta della Marmora, un grande bosco di querce da sughero. |
Alle 11 giungiamo nelle vicinanze di Moulay Idriss, per visitare i resti della città romana di Volubilis. Entriamo nel sito archeologico ed attendiamo l'arrivo della nostra guida locale che è in ritardo all'appuntamento. C'è sole e fa caldo, ma la stagione cambia velocemente e dopo poco le nuvole lo ricoprono. |
Iniziamo la visita con un quarto d'ora di ritardo e la nostra guida, un vecchietto con un cappello di paglia ed una tunica sdrucita, si mette in testa al gruppo e ci invita ad accelerare il passo per cercare di recuperare così il tempo che ci ha fatto perdere. |
Visitiamo la casa del corteo di Venere con i mosaici di Bacco e delle quattro stagioni. Passiamo lungo il decumano massimo nel tratto dove sono state rialzate le colonne del portico. Guardiamo il mosaico delle fatiche di Ercole, arriviamo all'arco di trionfo eretto nel 217 in onore di Caracalla. |
Poi la nostra guida si ferma in una casa cosiddetta del cane in quanto lì fu trovata una statua in bronzo che ora si trova nel museo di Rabat. Al posto della statua, nel bel mezzo della stanza principale, è stata messa una pietra squadrata che forma un sedile alto una sessantina di centimetri. Al centro la guida ha posto il suo cappello di paglia per coprire qualche cosa, invita una ragazza del gruppo ad infilare la mano sotto e di posarla sulla pietra. Quando toglie il cappello, il risultato, per la facile ilarità di tutti gli astanti, è di vedere la mano appoggiata su un grosso fallo scolpito in rilevo sulla pietra. Anche se lo scherzo, costruito per il divertimento dei turisti, non è molto fine, Francesca e Gioia si prestano con disinvoltura al gioco e siedono a cavalcioni della pietra assumendo la posizione di un improbabile coito. |
Ci fermiamo per le fotografie ricordo prima davanti alla porta del giovedì Bab el-Khemis, poi davanti a Bab El-Mansur (bab=porta), quindi entriamo nella città imperiale e dopo aver girato attorno al bacino dell'Agdal ci fermiamo davanti all'ingresso dell'Heri es-Souani, gli immensi granai costruiti durante il regno di Mulay Ismail. |
La struttura si compone di vasti silos a volta, interrati ed illuminati da poche aperture. A fianco si trovano le scuderie reali, che potevano contenere circa 12000 animali, di cui rimangono alcune arcate su alti pilastri ora a cielo aperto. |
Dopo essere entrati attraversiamo vari cortili sino ad arrivare all'ultimo che ha su un lato un orologio solare e da cui si entra nella moschea, non più usata per il culto, e da lì nella sala con la tomba del re. |
Fatti pochi passi a piedi entriamo in un negozio dove ci viene data la dimostrazione di come vengono fatti gli oggetti in ferro damaschinati e oltre a questi sono in vendita tovaglie ricamate in un vicino convento francescano con un punto doubleface in base ai tradizionali disegni berberi. |
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