Sabato 11 ottobre 2008 - Rabat, Meknès, Fes

All'ora fissata siamo tutti pronti in pullman, il tempo sta migliorando ed il cielo, se pur ancora velato, è senza grosse nubi.

Raggiungiamo le mura del palazzo reale ed entriamo. All'interno ampie strade e curati giardini. Giungiamo di fianco alla moschea e a piedi ci dirigiamo verso il palazzo presidiato dalle guardie. Tutto il complesso viene utilizzato per la vita amministrativa del re e non serve da residenza. Non si può entrare e nemmeno avvicinarsi troppo.

Poco dopo le 8 partiamo diretti a Volubilis.

Anziché dirigerci direttamente a Meknès, imbocchiamo l'autostrada e procediamo verso nord sempre vicino alla costa. Attraversiamo la zona della foresta della Marmora, un grande bosco di querce da sughero.
Lasciata sulla sinistra la città di Kenitra, usciamo dall'autostrada e ci dirigiamo ad est. Attraversiamo Sidi Slimane che si trova al centro di una zona agricola. All'uscita dell'abitato troviamo una pattuglia con un autovelox a puntamento laser che controlla la velocità dei veicoli che provengono in senso opposto.
La strada prosegue diritta con a fianco piantagioni di eucalipti da taglio per ricavare cellulosa per la carta e preparare il carbone dolce per cuocere i cibi sopra al braciere nel tajin, tegame in coccio con la parte inferiore a forma di piatto e quella superiore, che funge da coperchio, a forma di cono, che vediamo in funzione in un punto di ristoro dove ci fermiamo per una sosta.
Cominciamo ad intavedere le prime propaggini montuose. Ai fianchi della strada ci sono ancora ampie pozzanghere lasciate dalla pioggia che ieri sera ha battuto la zona. A Sidi Kacem, dove scorgiamo una raffineria, svoltiamo a destra ed entriamo fra le colline coltivate a grano. In questa stagione i campi sono già arati per la prossima semina ed il paesaggio ha una prevalente colorazione in marrone scuro. Dopo alcuni chilometri arriviamo in una zona di produzione dell'ulivo ed ai fianchi della strada per delimitare i campi vediamo agave e fichi d'india.

Alle 11 giungiamo nelle vicinanze di Moulay Idriss, per visitare i resti della città romana di Volubilis. Entriamo nel sito archeologico ed attendiamo l'arrivo della nostra guida locale che è in ritardo all'appuntamento. C'è sole e fa caldo, ma la stagione cambia velocemente e dopo poco le nuvole lo ricoprono.

Iniziamo la visita con un quarto d'ora di ritardo e la nostra guida, un vecchietto con un cappello di paglia ed una tunica sdrucita, si mette in testa al gruppo e ci invita ad accelerare il passo per cercare di recuperare così il tempo che ci ha fatto perdere.

Visitiamo la casa del corteo di Venere con i mosaici di Bacco e delle quattro stagioni. Passiamo lungo il decumano massimo nel tratto dove sono state rialzate le colonne del portico. Guardiamo il mosaico delle fatiche di Ercole, arriviamo all'arco di trionfo eretto nel 217 in onore di Caracalla.

Poi la nostra guida si ferma in una casa cosiddetta del cane in quanto lì fu trovata una statua in bronzo che ora si trova nel museo di Rabat. Al posto della statua, nel bel mezzo della stanza principale, è stata messa una pietra squadrata che forma un sedile alto una sessantina di centimetri. Al centro la guida ha posto il suo cappello di paglia per coprire qualche cosa, invita una ragazza del gruppo ad infilare la mano sotto e di posarla sulla pietra. Quando toglie il cappello, il risultato, per la facile ilarità di tutti gli astanti, è di vedere la mano appoggiata su un grosso fallo scolpito in rilevo sulla pietra.

Anche se lo scherzo, costruito per il divertimento dei turisti, non è molto fine, Francesca e Gioia si prestano con disinvoltura al gioco e siedono a cavalcioni della pietra assumendo la posizione di un improbabile coito.
Alla fine, prima di riportarci all'ingresso, ci indica da lontano la basilica ed il foro. La visita, grazie al tempo perso per il ritardo e a quello impiegato per il gioco di gruppo termina in fretta ed fine abbiamo avuto l'impressione di aver corso.
Visitiamo la città santa di Moulay Idriss, adagiata su uno sperone roccioso. La città circonda il mausoleo di Idriss I il grande, capostipite della prima dinastia araba del Marocco. Gli asini si mescolano alle automobili ed alle persone che si accalcano lungo le strade. Giungiamo nella piazza principale di fronte al mausoleo. Un palo posto attraverso la strada blocca l'accesso che è proibito agli asini e ai non mussulmani.
Un giovane ci invita a seguirlo sino alla terrazza panoramica. Credendo che si tratti di una terrazza prospiciente la piazza, lo seguiamo. La Bianca si entusiasma all'idea, poi lungo la strada, che si rivela lunga e ripida, si pente.
Dopo più di quindici minuti di un percorso in salita che si snoda fra le strette viuzze, arriviamo ad un punto che sovrasta il mausoleo dai tetti verdi. Ritorniamo verso il pullman ed incrociamo alcuni componenti del gruppo che si stanno dirigendo alla terrazza: "C'è ancora molta strada?", "Dieci minuti di cammino" rispondiamo, circa duecento metri di salita e manca un quarto d'ora all'appuntamento con il pullman. Ormai la decisione l'hanno presa e proseguono imperterriti per la gioia di Margot che li aspetta, quando giungono trafelati per la partenza, con dieci minuti di ritardo.
Alle 13,10 partiamo alla volta di Meknès dove arriviamo dopo venti minuti per pranzare al Palais Terrab. Ottima la carne con le verdure cucinata nel tajin.
Ci raggiunge la guida locale, Bushra, una ragazza carina, molto brava, con un sorriso splendido. La città è divisa in due dal fiume Bouffekrane Attraversiamo il ponte che congiunge la parte nuova a quella vecchia e ci avviciniamo alle mura che circondano la città.

Ci fermiamo per le fotografie ricordo prima davanti alla porta del giovedì Bab el-Khemis, poi davanti a Bab El-Mansur (bab=porta), quindi entriamo nella città imperiale e dopo aver girato attorno al bacino dell'Agdal ci fermiamo davanti all'ingresso dell'Heri es-Souani, gli immensi granai costruiti durante il regno di Mulay Ismail.

La struttura si compone di vasti silos a volta, interrati ed illuminati da poche aperture.

A fianco si trovano le scuderie reali, che potevano contenere circa 12000 animali, di cui rimangono alcune arcate su alti pilastri ora a cielo aperto.
L'ultima visita della giornata è prevista al mausoleo di Moulay Ismail.

Dopo essere entrati attraversiamo vari cortili sino ad arrivare all'ultimo che ha su un lato un orologio solare e da cui si entra nella moschea, non più usata per il culto, e da lì nella sala con la tomba del re.

Fatti pochi passi a piedi entriamo in un negozio dove ci viene data la dimostrazione di come vengono fatti gli oggetti in ferro damaschinati e oltre a questi sono in vendita tovaglie ricamate in un vicino convento francescano con un punto doubleface in base ai tradizionali disegni berberi.
Poco dopo le 18 partiamo alla volta di Fes (il cui nome significa zappa piccone). Attraversiamo il fertile altopiano che si stende fra le due città con un'altitudine che varia fra i 500 e i 900 metri. Poco dopo le 19 arriviamo all'hotel Les Merinides. Questa volta recuperiamo subito i nostri bagagli senza aspettare i facchini e presa la chiave della stanza ci precipitiamo sotto una doccia ristoratrice dopo l'umida giornata. Si cena alle 20 ed alle 21 si parte per un giro notturno della città.
Quando usciamo dall'aperto troviamo una decina di suonatori che con pifferi e tamburi danno il benvenuto ai partecipanti ad un convegno che si tiene nell'albergo. La prima sosta del giro la facciamo lungo il viale Hassan II per una breve passeggiata. Risaliamo sul pullman per proseguire ed arrivare davanti alle porte splendenti del palazzo reale in piazza degli Alaouiti, il piazzale delle cerimonie. Sono di recente costruzione e brillano come se fossero d'oro. Incontriamo degli sposi che sono venuti accompagnati dagli amici per le foto di rito. Non facciamo in tempo a muoverci che arriva un'altra coppia. Oggi è sabato ed anche qui è il giorno in cui si celebrano più unioni.
Proseguiamo lungo via Bou Khssisat, principale strada del mellack, il quartiere ebraico che si trova proprio dietro al palazzo reale.
Le costruzioni con balconi in legno, tutte uguali, erano composte dal negozio al piano terreno e dalla casa nei locali al primo piano. Risaliamo in pullman davanti alla porta Semmarine per andare alla medina. Ci inoltriamo lungo gli stretti vicoli. Due gendarmi chiamati da Mohamed ci scortano con discrezione. Dalle grate delle finestre alcune giovani ragazze ci guardano incuriosite. Quando si accorgono di essere notate si ritirano bruscamente. Le stradine sono quasi deserte solo un gruppo di muratori approfittando delle ore notturne per compiere le opere di manutenzione. Arriviamo ad una delle porte della Medina la Bab Boujeloud per salire di nuovo in pullman e far ritorno in albergo dopo le 23.

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