Lunedì 13 marzo 2006 "Un viaggio così non me lo lascerei scappare!" Questo il consiglio che dieci giorni fa mi ha dato il medico ortopedico dell'ospedale di Vigo di Fassa. Eppure la diagnosi era stata infausta: distorsione del ginocchio destro con interessamento del legamento crociato anteriore. Prima di Natale ci ha attirato il programma del tour del Messico e Guatemala, alla ricerca delle tracce delle civiltà precolombiane, proposto dall'Arcal, il circolo aziendale della Rai e organizzato dalla Garden Travel. "Sei sicuro di voler portare a spasso per il mondo mamma e papà?" Dovevamo trovargli un compagno di stanza. La ricerca fra gli amici non ha avuto esito positivo. Quando eravamo ormai decisi a pagare il supplemento per la camera singola, Marianna, cara amica e compagna di viaggio, ha espresso il desiderio di aggregarsi al gruppo. Ci organizziamo così: io dividerò la camera con mio figlio Gherardo e nell'altra andranno le due signore. Non potevo rimanere a casa da solo. Questa mattina, armato di stampella e ginocchiera, parto anch'io! A Madrid é fissato il ritrovo con la nostra accompagnatrice. Abbiamo preso il volo Air Nostrum dalle sette del mattino da Bologna. Ieri é nevicato ed ora il cielo é terso, da una parte abbiamo l'azzurro del mare, dall'altra le montagne imbiancate. Puntuale l'arrivo alle 9,15. Impieghiamo una mezz'ora per raggiungere il gate di imbarco del volo intercontinentale e cominciamo ad aspettare gli altri componenti del gruppo. Arriva il volo da Torino, quello da Milano, da Venezia e poi quello da Roma. Man mano riconosciamo altri compagni dei viaggi passati. Saliti sull'Airbus 340 dell'Iberia decolliamo. Ci aspettano dodici ore di volo, tutte di giorno ed il tempo non passa mai. Mi appisolo due volte ma al risveglio mi accorgo di non avere dormito più di dieci minuti. Dopo aver visto tre film in lingua inglese e spagnola, consumato due pasti e compilato il questionario della forma migratoria para turista, atterriamo. Consegniamo il foglietto all'addetto ai controlli dopo aver fatto una fila lunghissima. Sembra che tutto il mondo oggi sia venuto a Città del Messico. Usciti nella hall ci aspetta Leo Navarro che sarà la nostra guida per tutto il viaggio. Un distinto ed arzillo signore di 73 anni che presto farà un tour di ventun giorni in Europa. Sta raggranellando gli euro necessari e provvede personalmente a cambiare in pesos le nostre banconote (1260 pesos per 100 euro). Saliamo sul pullman. Siamo 41, oltre alla guida e l'accompagnatore. Occupiamo tutti i posti. Un breve tragitto lungo il traffico ed eccoci nel nostro albergo: Hotel Fiestamericana Reforma, un enorme palazzo di 25 piani. Un breve giro di orientamento, poi a letto. Sono solo le ventuno locali ma il nostro orologio biologico segna le quattro del mattino e sono ventiquattro ore che siamo svegli. |
Martedì 14 marzo 2006 Dopo un sonno breve e frammentario, alle sei siamo già pronti. Scendiamo per la colazione. Siamo i primi. A nostra disposizione c'é ogni ben di dio. Alle otto e cinque siamo in pullman. Salutiamo Raimundo, il nostro autista. Partendo dal viale della Riforma, dove si trova il nostro albergo, imbocchiamo viale Benito Juarez. Passiamo accanto al Parco de Alemeda. Una breve sosta, per guardare il monumento che dà il nome alla strada dai finestrini del pullman, poi un'altra alla plaza del Bellas Artes dove si trova nel centro il Teatro omonimo, che é stato inaugurato con la rappresentazione dell'Aida. Proseguiamo verso il centro storico percorrendo l'avenida F.co Madero e sbuchiamo nella Plaza de la Costitution, detta lo Zocalo. Finalmente scendiamo davanti alla Cattedrale. Fa ancora freddo e non ci capacitiamo di come la temperatura possa raggiungere i 31 gradi previsti nel corso della giornata. Entriamo nella chiesa e percorriamo le navate laterali facendo un giro completo. Leo definisce lo stile dell'interno "barròco". Una signora si domanda che razza di stile sia: barocco! Ci incuriosisce, davanti ad una cappella, un cavalletto pieno di lucchetti e di nastri con scritte le richieste di ogni fedele che si rivolge al santo per far chiudere la bocca a chi ritiene stia sparlando di lui. |
A fianco della cattedrale entriamo nel Sagrario, un secondo tempio posto sul lato destro della Cattedrale. Usciamo dalla porta che si trova sul lato e ci troviamo di fronte alle rovine del Templo Mayor. Seduto sui gradini delle aiuole che si trovano davanti, un gruppo di ragazzi sta consumando una merenda. Fanno parte di alcune classi in gita scolastica. Ne incontreremo ancora durante la giornata. |
Ritorniamo sullo Zocalo ed entriamo nel Palacio Nacional, sede del governo. Guardie con vistose uniformi verdi e scarponi con una decorativa allacciatura bianca presidiano l'ingresso del cortile. |
Lungo lo scalone che porta al primo piano e uno dei lati del portico superiore, ammiriamo gli affreschi di Diego Rivera che raffigurano la storia del Messico nei secoli. Leo si dilunga a spiegare ogni figura e a descrivere le allegorie che rappresenta. Risaliamo sul pullman, passiamo nuovamente in piazza de Belas Artes dalla parte opposta del Teatro e percorriamo l'ese central Lazaro Cardenas. |
Il pullman si ferma un attimo davanti a Piazza Garibaldi, dove la sera suonano i Mariachi, poi un altro istante davanti alla piazza delle tre Culture (Tlalelolco), detta così perché riunisce nei suoi monumenti la cultura azteca, quella spagnola e quella contemporanea. Anche qui guardiamo tutto dai finestrini senza scendere. La tappa successiva ci porta alla chiesa della Madonna de Guadalupe. Juan Diego nel 1531 trovò sulla collina che sorge qui vicino un giardino. Raccolse delle rose nel proprio poncho e quando lo riaprì trovò, fissata sul tessuto, l'immagine della Madonna. |
Il vecchio tempio ha subito danni per i terremoti e per il cedimento del terreno che in passato era paludoso e non offriva un buon sostegno alle fondamenta. Ne é stato costruito uno nuovo progettato da Pedro Ramires Vasqes (lo stesso architetto che ha progettato il museo antropologico). |
Costruito dal 1974 al 1976, é funzionale al culto che venera l'immagine sacra, che richiama un gran numero di fedeli durante le cerimonie. La costruzione assomiglia ad una grande tenda retta da un pilone sul fondo dell'edificio, alla cui base é posta l'immagine sacra. Le entrate, disposte a semicerchio, sono numerose e permettono l'ingresso di un gran numero di fedeli che possono ammirare il quadro passando lungo una specie di cripta posta dietro l'altare maggiore attrezzata con diversi tapis roulant per evitare che i fedeli si soffermino troppo. Sul soffitto della cripta un'apertura permette di vedere l'immagine incorniciata. All'esterno, nel centro sopra le entrate si trova un pulpito per officiare le grandi cerimonie. La basilica é stata consacrata da Giovanni Paolo II nel 1979, che qui é tornato per la beatificazione di Juan Diego nel 2002. Davanti agli ingressi sono stati posti dei curiosi cartelli: no entrar con globos. "Cosa sono i globos?" domanda una signora a Leo. "Sono i palloncini che sfuggendo di mano ai bambini finiscono per scoppiare sul soffitto di legno bruciandolo." "Hanno sopra una fiammella?" "No il gas che contengono può incendiarsi quando il palloncino scoppia." A fianco della nuova basilica si trova quella vecchia che é in restauro ed ora é dedicata al Santissimo. Un attentato ha gravemente danneggiato la chiesa ma l'immagine della Madonna non ha subito danni perché protetta da un crocefisso che si trovava fra la bomba ed i quadro. Il crocefisso, piegato dall'onda d'urto e dal calore dell'esplosione é posto in una teca a fianco di uno degli ingressi della nuova basilica. Alle 11,40 appuntamento sotto la statua del Papa Giovanni Paolo II. Siamo diretti ai templi di Teotihuacan (luogo dove nascono gli dei), che sono stati abbandonati fra il 500 ed il 600 d. C. Usciamo dalla città. La periferia é fatta di misere case, cubi grigi senza tetto accostati l'uno all'altro disordinatamente. Sopra ad ognuno un deposito per l'acqua. |
Imbocchiamo l'autostrada e dopo 30 chilometri arriviamo alla zona archeologica. Vediamo da lontano le due grandi piramidi del sole e della luna. Entriamo dall'ingresso posto ad ovest. Leo ci dà appuntamento all'uscita sul lato opposto: la numero quattro. Il sentiero per arrivarci si imbocca a fianco della piramide del sole. |
Le costruzioni hanno davanti a loro una serie di piattaforme con quattro livelli, raggruppate quattro a quattro (quattro gli elementi, quattro i punti cardinali, quattro le stagioni, quattro le settimane in un mese). La via dei morti collega le due piramidi e rende maestoso ed imponente il complesso. |
Frotte di turisti salgono e scendono le ripide scale per raggiungere la cima rincorsi da petulanti venditori che propongono di acquistare statuette che sembrano di ossidiana. Dopo una lunga contrattazione conclusa più per liberarsi del fastidio che attratto dalla bellezza degli oggetti, Gherardo sta per comperarne due, china gli occhi per prendere il portafoglio e rapidissimo l'uomo cambia gli oggetti che ora sono dimagriti della metà. Marianna prontissima se ne accorge e l'affare va a monte. Alle 14 raggiungiamo il pullman. Ci fermiamo per il pranzo all'hotel Quinto Sol. Pranzo a buffet allietato da due mariachi e da due pingui ballerini che, col capo agghindato di piume, vestiti con costumi di pelle tagliata a strisce e scalzi, saltellano fra i tavoli al suono di un tamburo. |
Rientriamo in città per la visita al museo Nacional de Antropologia. Anche qui, come alle piramidi, 30 pesos per il permiso para càmara de video. L'ingresso é imponente. Da un pilastro che regge un'enorme tettoia piove una fontana ed a fianco si trovano le varie sale con i reperti delle varie epoche storiche. |
La visita é lunga e alle 18,30, orario di chiusura, siamo ancora dentro. Ci meraviglia l'accostamento di pezzi autentici con riproduzioni in plastica. Nessuna didascalia lo spiega e sorridiamo divertiti quando uno di noi batte un dito su una stele in pietra, Leo si affretta a dire che non si può toccare, ma la frittata é fatta: il suono che ne é risultato ha rivelato che si tratta di un calco in plastica e l'interno é cavo. Alle 19,20 rientriamo distrutti in albergo dove si cena alle 20. Per la serata Betta ha deciso che dobbiamo andare a vedere i mariachi in piazza Garibaldi. Concordiamo con la concierge dell'albergo un trasporto di andata e ritorno dopo un'ora, con un taxi al costo di 200 pesos. Saliamo su un grosso Chrysler a sette posti e sbarchiamo in piazza. Veniamo abbordati da una serie di musicisti che propongono una serenata con un'insistenza seconda solo a quella del venditori di immagini di ossidiana trovati oggi davanti ai templi. La serata é ancora all'inizio e pochi sono i clienti. Nessun gruppo sta suonando. La delusione iniziale continua a crescere mentre facciamo un giro: i pochi locali aperti ci sembrano miseri. Poi la serata a poco a poco si anima. Alcuni gruppi cominciano a suonare e a cantare. Dopo un'estenuante trattativa anche noi ci facciamo suonare "cielito lindo" come serenata da otto musicisti. A parte le due trombe, ognuno va per proprio conto. Contenti, riprendiamo l'auto che é tornata per riportarci all'albergo. |
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