Domenica 3 maggio 1998.

Alle 6,30 siamo già svegli e cominciamo le operazioni per la partenza, chiudiamo i bagagli e usciamo alle 7,15 dalla stanza con le nostre valige, orgogliosi e convinti di essere i primi. Ma la guerra per la conquista dei posti sul davanti del pullman è già cominciata, tutti sono già in movimento. Quando l'ascensore arriva al piano è già pieno oppure gli occupanti difendono strenuamente la loro conquista. Un uomo e due donne con due valige (ogni cabina contiene otto persone), all'apertura delle porte esclamano: Pieno! pieno!" e ci impediscono di entrare. Dopo cinque inutili tentativi finalmente una delle quattro cabine si apre vuota, saliamo in sei con una valigia a testa e la riempiamo. Partenza! Ad ogni piano l’ascensore si ferma e riapre le porte. Vediamo le facce sconsolate di chi, come abbiamo fatto noi, sta aspettando ai piani inferiori ancora invano.

Nonostante tutto alle sette e trenta siamo puntuali nella sala per la colazione, più di metà albergo è già ai tavoli o ha già terminato. Dopo una lunga fila per avere latte caffè e tè riusciamo ad alzarci dal tavolo alle 7,45. Mi precipito fuori con le valige e corro al pullman. E' già mezzo pieno, ma i nostri compagni di tavola hanno avuto la gentilezza di occuparci due posti. Vi facciamo accomodare le fanciulle e io e Mario ci sediamo oltre la metà della cabina.

Partenza, Palermo è ancora addormentata. E' domenica e le strade sono vuote. Attraversiamo tutta la città passando per il centro e ci dirigiamo ad ovest lungo il litorale.

Arriviamo a Segesta dopo circa un'ora. Il tempio è posto sul fianco di una collina e si erge maestoso nel verde della vegetazione che in questa stagione è rigogliosa. Sembra, a prima vista, una cattedrale in un deserto: non si capisce perché sia stato costruito lì.

Salvatore ci spiega che la città di Segesta è stata scoperta solamente da pochi anni e si trova sulla collina posta a est di fronte al tempio. Selinunte voleva espandersi ed avere un approdo anche sul Mar Tirreno ed aveva già intrapreso due campagne di conquista nei confronti di Segesta che cercò aiuto da Atene. Per dimostrare di essere in grado di pagare i tributi per un aiuto militare, iniziò la costruzione di un tempio dorico.

La flotta mandata da Atene fu distrutta e non arrivò mai. Selinunte conquistò Segesta ed il tempio rimase incompiuto. Infatti la parte interna ed il tetto non sono mai stati costruiti e le colonne presentano una superficie liscia priva di scanalature. L'attività principale di Segesta era la coltivazione del silfio, una bacca dai poteri allucinogeni, di una pianta simile a quella del finocchio selvatico.

Ripartiamo in direzione di Selinunte. E' prevista una fermata idraulica o un "pipì stop", come lo definisce Salvatore, in una vecchia fattoria tipica del trapanese trasformata in una piccola mostra della civiltà contadina e in una mescita con spaccio dei prodotti locali.

Ci vengono serviti quattro assaggi: uno di vino di Alcamo, uno di marsala, uno di zibibbo ed uno di vino alle mandorle accompagnati da ottimi biscottini ricoperti di semi di sesamo.

Selinunte era un grosso centro fiorente dal settimo al quinto secolo avanti Cristo. E' stata distrutta nel 409 a.C. da Cartagine, perché partecipò alla battaglia di Imera. Nel 250 A.C. fu distrutta una seconda volta e probabilmente un terremoto demolì la città in epoca bizantina: nel medio evo se ne erano perse le tracce.

Il nome Selinunte deriva dalla denominazione del prezzemolo selvatico. Oggi i templi sono un cumulo di rovine, tranne quello di Era che è stato ricostruito attorno al 1930, si trovano su due promontori prospicienti il mare. Il cielo è coperto ed attorno al mezzogiorno l'afa è pesante. Nel pullman, appena entrati, non si respira.

Quando Pino avvia il motore e riparte l'aria condizionata, la temperatura si abbassa di colpo e una corrente gelida ci investe. Ci svestiamo e rivestiamo in continuazione. Il posto che occupiamo io e Mario è particolarmente gelido, soprattutto in basso, Mario dalla cintola in giù è congelato.

Appena giunto in albergo si è lanciato sul bidè per una provvidenziale rigenerazione a base di acqua bollente.

Pranziamo in un ristorante con una terrazza sul mare. Non c'è più l'afa che abbiamo avuto sugli scavi e si è alzato un fastidioso vento di scirocco e fa freddo.

Il vento soffia contro la terrazza, non ci sono vetri di protezione ma solo stuoie di cannuccia che sono state montate davanti ad alcuni tavoli. Chi ha la ventura di sedersi dove la protezione non c'è è esposto ad una forte corrente ed i capelli risultano pettinati all'Umberto, cioè piegati da una sola parte sotto la spinta del vento.

I camerieri provvedono a ricoprire altre aperture con telai di stuoie e la situazione migliora.

Ottimo il risotto allo scoglio. Nei maccheroni con piselli e prosciutto ci sono anche dei funghi. Gamberi e sogliola vengono serviti a chi ha scelto il pesce, mentre il piatto di carne, che non si capisce cosa sia, non piace a chi lo ha scelto.

Partiamo e ci dirigiamo alla valle dei templi di Agrigento. Nel tragitto ci fermiamo ai bordi della strada dove ha aperto il banco un venditore di frutta. Tutti comprano gli aranci che sul posto hanno una produzione pregiata. Il venditore ha anche delle fragole e le ha confezionate in un cestino troppo grande. Razionalmente stiamo per rinunciare all'acquisto poi la golosità ha il sopravvento. Non possiamo mangiarle altro che con le mani. Risultato: riduciamo la maggior parte dei frutti in una poltiglia che rischia di spandersi per tutto l'abitacolo del pullman.

Visita alla casa natale di Pirandello che è posta su un punto situato davanti al mare prima di arrivare ad Agrigento.

Finalmente giungiamo davanti ai templi, imbarchiamo la guida locale che, come un pilota in un porto, deve condurci per la visita guidata. Minaccia pioggia, portiamo con noi giacche ed ombrelli e ci dirigiamo lungo la direttrice della via sacra alla visita dei templi. Particolarmente bello è il Tempio della Concordia che è rimasto quasi intatto perché trasformato in epoca cristiana in una chiesa.

La trasformazione è costata la perdita di tutte le decorazioni ed il distacco della ricopertura in polvere di marmo bianco, inoltre sono stati aperti degli archi nel naos del tempio. Ma è un prezzo accettabile per avere intatto un simile gioiello dell'antichità. (naos, pronaos ed epistodomo sono le tre parti del tempio greco)

L'ingresso ai templi è gratuito per gli ultrasessantenni. La guida, come in altre precedenti occasioni, invita chi appartiene a questa categoria ad allinearsi in una diversa fila per avere il biglietto gratuito e risparmiare sulle spese, anche se tutti gli ingressi sono compresi nel prezzo del viaggio. Di volta in volta il numero di questa categoria diminuisce: escluso che vi possa essere una diminuzione dei partecipanti al tour, aumenta probabilmente il numero di coloro che vogliono farsi sconti sulle primavere passate.

Il giro si conclude in modo frettoloso con la visita degli imponenti resti del tempio di Giove, mentre l’altra parte dell'area archeologica ci viene mostrata solo dall'alto di questo tempio perché sono ormai le sette di sera ed i cancelli stanno per essere chiusi.

Per la cena siamo diretti alla Foresteria del Baglio della Luna, un albergo a quattro stelle ricavato ristrutturando una antica villa patrizia. All'arrivo tutti si precipitano verso le porte del pullman come se l'ultimo debba rimanere senza mangiare.

Il posto è molto bello e si trova in un luogo con un panorama incantevole. La cena è ottima. Ci vengono serviti dei cavatelli conditi con un sugo di melanzane e ricotta, poi tranci di spatola cotti in agrodolce con cipolla, Il tutto innaffiato da un ottimo vino offerto dall'Alpitour. Terminiamo con una macedonia di frutta fresca molto gustosa.

Si riparte diretti a Sciacca a Mare per il pernottamento (ritorniamo indietro per almeno 50 km.), ma prima un ultimo passaggio sotto ai templi illuminati per un suggestivo spettacolo. I patiti dello scatto ogni costo scattano fotografie dall'interno del pullman, sperando col lampo incorporato nella loro fotocamera di poter riprendere i templi illuminati posti a duecento metri. Chi sta guardando nella stessa direzione rimane abbagliato dalla luce riflessa dal vetro. In compenso gli accecatori avranno la loro immagine ripresa mentre stanno fotografando.

Arriviamo all'albergo Torre del Barone alle ore 22 e tutti stanchi ed assonnati raggiungiamo velocemente le nostre stanze.

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