Giovedì 31 dicembre 2009
Appena sveglio ho l'impressione di essere diventato sordo. Poi mi ricordo di dover togliere i tappi, che ho messo prima di addormentarmi, per colpa del vicino di stanza che ascoltava ad alto volume il TG1. Il pullman apre le porte quando siamo tutti presenti. Chi ieri ha viaggiato in coda riesce a sedersi nei primi posti e gli animi si placano. Caricati i bagagli facciamo una passeggiata a piedi sino a raggiungere la torre che sovrasta il paese. Giorgio si fa chiamare un taxi. "Devo farla portare in albergo?", chiede Najib. "No, no alla torre!" Aspettiamo che il guardiano apra la porta per visitare l'interno. C'è il sole e lasciarci scaldare dai suoi raggi è piacevole. Dopo venti minuti di inutile attesa cominciamo a scendere dalla parte opposta del colle per tornare in albergo. Partiamo diretti al Crack des Chevaliers. Attraversiamo lussureggianti uliveti lungo i pendii delle colline, poi proseguiamo lungo la valle. Giunti ai piedi del monte su cui si trova in castello iniziamo a salire un'erta strada serpentiforme sino ad arrivare alla sommità posta a settecentocinquanta metri di altezza.

Il castello con una doppia cerchia di mura ed un fossato interno è imponente. Non è mai stato distrutto perché fu preso con uno stratagemma dai Mammelucchi. Facciamo un lungo giro al suo interno accompagnati da un uomo che ci illumina gli ostacoli e ci sorregge nei passaggi difficili.

Provo la tentazione di dargli una mancia subito purché mi lasci in pace e non mi faccia perdere l'equilibrio prendendomi il braccio. Il sole appare a tratti e sui bastioni più alti soffia un vento gelido. Visitiamo il cortile d'armi, la sala dei pilastri, le cantine, la sala delle assemblee e la chiesa.

Giunti al pozzo nelle cantine, l'uomo che ci prende il braccio e ci fa luce, per mostrarci la sua profondità, lascia cadere due pietre. Se ad ogni gruppo di visitatori la scena si ripete, in pochi anni riuscirà a riempirlo!

Alle 13,30 al Panorama Castle Restaurant, di fronte al Castello, un pranzo ottimo ci ripaga del digiuno di ieri. Appena seduti ci propinano le solite salsine, ma questa volta sono più gustose. Ottime le patate al forno ed i cavoli. Come piatto forte: pollo alla brace condito con olio e aglio. Poco prima delle 15 ripartiamo scendendo lungo la ripida discesa.

In breve raggiungiamo la pianura dirigendoci a est verso Palmira. Attraversiamo la città di Homs, sede di una delle tre raffinerie di petrolio del paese e terza città per numero di abitanti. Palmyra dista 160 chilometri. Dopo averne percorsi una quarantina, il paesaggio cambia. Siamo nella steppa e tutto è arido e brullo, solo radi cespugli spuntano fra terra e sassi di colore ocra. Poco dopo davanti a noi sorge la luna piena. Facciamo una breve sosta per fotografare l'astro nascente. Dopo poco più di un'ora giungiamo all'hotel. Abbiamo l'impressione che si trovi nel deserto. Prima di arrivare, nel buio non abbiamo visto nulla all'infuori di sabbia e sassi. Abbiamo la possibilità di passeggiare davanti ai tristi negozi che si trovano nella hall: questo è tutto quello che passa il convento. Cosa pensasse chi ha stilato il programma non lo sapremo mai: "Arrivo a Palmira nel tardo pomeriggio, sistemazione al Dedeman Hotel, inizio delle visite: il tempio di Baal, il museo archeologico etc..." Alle 21 inizia la festa: una interminabile cena che finisce nel nuovo anno al suono di una fragorosissima orchestra. Ordiniamo lo champagne. il cameriere, vista la bottiglia sul tavolo si avvicina e la stappa prima della mezzanotte. Protestiamo vivacemente e riusciamo ad ottenerne un'altra. All'arrivo del 2010 il brindisi e gli auguri.

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